Voluntary disclosure, nella lotta all’evasione ci sono più di 500 accordi tra Stati

La voluntary disclosure è sempre più estesa. Tanto che l’OCSE, nella seconda edizione della guida “Off shore voluntary disclosure programmes” analizza i 47 programmi in vigore, analizzandone le caratteristiche e le differenze. Sono infatti 47 i paesi monitorati dall’OCSE in cui è attivo un programma temporaneo o strutturale di regolarizzazione spontanea dei capitali illegalmente detenuti all’estero. Ogni paese ha le sue regole ma l’obiettivo, quello del contrasto all’evasione fiscale, è comune. Nel report in questione, si vedono i passi avanti condotti nella lotta all’evasione a livello globale con più di 500 accordi sullo scambio di informazioni. Se da una parte c’è uno scambio di informazioni sempre più stringente, dall’altra gli stati OCSE intendono permettere ai contribuenti non in regola di diventare compliant e di incoraggiare i governi a rendere possibile la regolarizzazione dei tax affair dei contribuenti a dichiarare gli imponibili e le ricchezze nascoste in passato. A legare le 47 leggi di voluntary è la tolleranza zero in assenza di compliance da parte dei contribuenti. Nessuno sconto per chi aderisce ai programmi di rientro monitorato dei capitali illegalmente detenuti all’estero. In tutti i paesi per l’evasione fiscale sono previste sanzioni, che presentano diversi parametri rispetto a diversi fattori presi in considerazione dai legislatori locali. Le sanzioni sono calcolate in maniera diversificata da paese a paese anche se tutti prevedono un versamento di queste. Ma cambia il peso dell’ammontare delle sanzioni sugli importi complessivi. In alcuni casi arrivano a pesare per il 50% sul patrimonio da regolarizzare. In genere, le sanzioni sono basse in Paesi dove c’è una specie di compensazione perché risulta elevato il calcolo degli interessi. Intanto nei programmi di voluntary disclosure è previsto il pagamento delle tasse per intero, e in due paesi, Polonia e Islanda, è stata introdotta una particolare aliquota rimpatrio dei capitali pari nel caso della Polonia al 75% dell’aliquota sulla base imponibile e in Islanda pari al 200% del reddito non dichiarato. Il Messico invece per il calcolo del dovuto al fisco usa un moltiplicatore parametrato agli aggiustamenti dell’inflazione. I paesi che prevedono il pagamento degli interessi hanno stabilito il versamento di aliquote diversificate: si va dall’Estonia che prevede il versamento del 22% a Malta che applica un 2%. In quasi tutti i paesi sono dovuti gli interessi e le sanzioni. Solo Malaysia e Singapore non impongono il versamento degli interessi. Irlanda e Gran Bretagna forniscono una voluntary disclosure molto trasparente: ci sono nome indirizzo e occupazione di chi aderisce. Ventisei paesi su 28 hanno optato per un programma generale permanente di voluntary disclosure in cui si può evitare l'incriminazione penale in vigenza di voluntary. Ma vige il silenzio sui potenziali gettiti che questi programmi hanno portato nelle finanze dei paesi dove sono stati attuati. Ma l’Ocse non fa mistero del fatto che l’aumento delle entrate è l’obiettivo primario.