Volatilità dei mercati, qualche misura per proteggersi

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Giorgio Fata

Dopo la “calma piatta” che ha caratterizzato i mercati del 2017, il pensiero comune dell’industria del risparmio gestito è che il sell-off dei primi mesi del 2018 abbia rappresentato un trend strutturale e di natura tecnica. Ma quali sono le implicazioni che la correzione ha avuto sul settore? In occasione della round table organizzata con cinque asset manager internazionali operanti in Italia, Funds People lo ha chiesto ai country head delle rispettive società.

Il fatto che quello visto a inizio febbraio non rappresenti per gli speaker un trend passeggero ma bensì strutturale, che proseguirà nel corso dell’anno, porta a pensare che questo sia accompagnato da un aumento della dispersione dei rendimenti tra i titoli e dalla normalizzazione delle politiche monetarie. “Da anni ormai gli indici azionari hanno continuato a salire sospinti dalla liquidità abbondante e dal credito a basso costo, che ha permesso politiche di buyback, compensazione degli azionisti, e in generale ha tenuto a galla business poco sostenibili o competitivi, spingendo gli investitori ad allocare il capitale in strategie ad alto beta per cavalcare l’andamento dei corsi”, spiega Marco Palacino, country head Italy di BNY Mellon IM.

“Credo che nei mesi a venire torneranno finalmente in prima linea i dati fondamentali, con una maggiore dispersione tra i rendimenti dei titoli sulla base della solidità dei business sottostanti. Stiamo quindi passando da uno scenario di ‘certezze’ (crescita economica, tassi stabili, corsi al rialzo) a uno di ‘certezza dell’incertezza”, aggiunge.

Ma come proteggersi dai ribassi e dalla volatilità? Per il manager risultano fondamentali una selezione attiva delle azioni di società con flussi di cassa robusti, buoni dati di bilancio e bassa dipendenza dal ciclo economico; una ricerca di dividendi sostenibili, che garantiscano un flusso di reddito anche in caso di ribassi in conto capitale; e con strategie alternative long/short, decorrelate dall’andamento degli indici.“Vediamo delle opportunità sia nell’azionario high conviction, sia nell’ambito delle strategie long/short, che dovrebbero diventare un terreno più fertile rispetto a ciò che si è visto negli ultimi 18 mesi”, afferma Palacino.

Per Luigi Brunetti, country head Italy di La Française AM, dopo mesi di rialzi in presenza di volatilità molto bassa, i mercati erano diventati alquanto “speculati”, e ciò ha reso molto redditizie operazioni in derivati che implicano la vendita allo scoperto degli indici di volatilità. “È bastato un accenno di nervosismo prima sui cambi, poi sui tassi nel mese di gennaio per innescare un violento aggiustamento delle posizioni speculative. Non anticipiamo un peggioramento, per il momento. Un rialzo ulteriore e repentino dei rendimenti obbligazionari renderebbe tuttavia il quadro generale più precario. In questo caso, ancora da verificare, si potrebbe prevedere una riduzione complessiva dei rischi nei portafogli da parte degli investitori”, sostiene l’esperto.

“Le misure da prendere per difendersi sono sempre le stesse: ridurre la rischiosità del portafoglio. Ciò si può ottenere in modi diversi, tra questi vi è l’utilizzo stesso dell’indice VIX. Mettiamo tuttavia in guardia sul fatto che si tratta di uno strumento potenzialmente molto costoso e complesso da utilizzare”, precisa Brunetti.

Da Robeco sottolineano come “una delle principali caratteristiche di questo sell-off è che sia stato esclusivo dell’azionario – mentre normalmente ci si aspetterebbe che tutti gli asset di rischio, incluse le obbligazioni ad alto rendimento e il debito emergente siano interessati dalle correzioni di mercato, ma le perdite in queste asset class sono state contenute”, afferma Marcello Matranga, responsabile per l’Italia dell’asset manager olandese.

Agli occhi degli analisti della casa di gestione, ci sono elementi che hanno innescato momenti di sconforto, si sono quindi avuti aumenti dei rendimenti high yield, un’incertezza politica monetaria americana in concomitanza col nuovo governatore, “con la Fed che si è dimostrata più dovish di quanto ci si poteva aspettare riguardo al ‘riscaldamento’ economico visto. Per il 2018, ci aspettiamo classi di attivo rischiose potenzialmente meglio posizionate, fermo restando che oggi la strategia ad alto beta non è più quella che pagherà, come succedeva in passato, quindi bisogna essere pronti ad inserire forme di copertura tattica che permettano di ridurre direzionalità nel momento in cui ci fossero situazioni come quella di inizio febbraio”, spiega Matranga.

“Abbiamo aspettato per anni l’inflazione salariale affinché stimolasse l’economia. Perciò, non vedo perché questo dovrebbe guastare tutte le feste, visto che si aggiunge agli elementi che conducono a un de-risking e porta a più consumo. Gli ultimi dati ISM hanno confermato che l’economia USA sta molto bene, con la fiducia dei produttori a livelli elevati pari a 60. In generale i mercati azionari sono diventati troppo superficiali ed erano sopravvalutati, soprattutto negli Stati Uniti. Ciò si aggiunge alla possibilità che questa correzione richiederà un po’ più di tempo perché sia digerita dal mercato e, nel complesso, c’è un motivo per cui desideriamo che questo scenario si verifichi”, sostiene il manager.

Secondo Paola Pallotta, managing director di Capital Group, “l’economia globale sta migliorando, i tassi di interesse sono stati ai minimi storici, le Banche centrali di tutto il mondo hanno fatto il massimo per aiutarci a riprenderci dalla crisi finanziaria globale del 2008-2009. Tutto questo ha fornito un contesto molto solido a supporto delle quotazioni azionarie. Era decisamente tempo per una qualche correzione. Come noto, restiamo concentrati sul lungo periodo. Vediamo ancora positivamente il contesto economico per gli utili azionari, e pensiamo che ci siano ancora molte opportunità. Non sono più di tanto preoccupata di questo rallentamento. I mercati performano meglio nel lungo periodo quando vanno incontro a correzioni periodiche; non possono crescere sempre”, afferma.

“Siamo una casa di gestione con un approccio tradizionale, in cui l’asset allocation non è influenzata da turbolenze provenienti dai mercati finanziari, ragion per cui l’approccio in mercati con sbalzi di volatilità è quello di tornare rigorosamente ai fondamentali e selezionare le migliori aziende che siano in grado di attraversare tali turbolenze in un’ottica di medio-lungo periodo. L’importante è operare sempre con cautela. La lezione più importante da imparare è quella che è necessario contenere le proprie emozioni. Non è facile farlo con i mercati in crescita, altrettanto non lo è con i mercati in calo, ma è questo il nemico da affrontare per costruire ricchezza nel lungo periodo. Basarsi sui fondamentali, adottare una buona asset allocation e mantenere un portafoglio bilanciato con un orizzonte di investimento di lungo periodo è il miglior approccio che si possa adottare”, assicura Pallotta.

Nelle settimane precedenti al sell-off, a detta di Simona Merzagora, managing director di NN Investment Partners, erano già emersi alcuni segnali di allarme legati al sentiment degli investitori, dove alcuni indicatori legati alle emozioni positive del mercato sembravano aver raggiunto livelli insolitamente elevati, condizione che dall’asset manager hanno colto per ridurre a livello tattico l’esposizione ai risky asset. “All’interno del processo di investimento di NNIP siamo infatti consapevoli che gli approcci tradizionali agli investimenti non siano esaustivi e per questo integriamo le nostre analisi fondamentali con evidenze ed elementi di finanza comportamentale oltre a monitorare i dati del sentiment per un peso pari al 50% nelle nostre gestioni attive multi-asset. Si tratta di un approccio innovativo che ci distingue sul mercato”, spiega la manager. 

Secondo Merzagora, l’eccezionalità dell’impennata dell’indice VIX ha danneggiato uno dei più importanti consensus trade del 2017: “andare corti di volatilità, che ha costretto gli investitori (a leva) a chiudere le proprie posizioni, peggiorando i movimenti del VIX. Questo avvenimento, accompagnato da un mini flash (+/- 2% del mercato americano nel giro di 15 minuti) dimostra che questo comportamento non è frutto di una mutevole percezione dei fondamentali americani, ma che si tratta chiaramente di una correzione comportamentale o tecnica”, spiega. 

“Attualmente l’indice VIX si trova a livelli medi storici degli ultimi 20 anni. Per NNIP la volatilità è un ulteriore fattore da utilizzare nel nostro posizionamento tattico ma non è un input esplicito come invece lo sono l’analisi fondamentale e comportamentali quali il sentiment, flussi e posizionamento. Insieme alla nostra valutazione fondamentale ciò costituisce la base per la nostra allocazione tattica”, conclude l’esperta.