Vitolo (Consultinvest SGR): “I PIR sono un’opportunità sia per l’asset management sia per le imprese”

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Giorgio Fata

“Che il governo dovesse fare qualcosa per portare l’enorme stock del risparmio privato verso il mondo della produzione è stato il mio cavallo di battaglia per molti anni”, dice Maurizio Vitolo, amministratore delegato di Consultinvest SGR che già un anno fa durante una round table organizzata da Funds People aveva espresso la necessità di interventi mirati per gli investitori, proponendo l’istituzione di nuove forme d’investimento per veicolare il risparmio delle famiglie verso il finanziamento, quasi diretto, delle imprese: i PIR in sostanza. “Si tratta di una risorsa fondamentale che doveva essere messa in gioco per rilanciare l’economia italiana”. A pochi mesi dal lancio i PIR stanno riscuotendo un successo al di là delle aspettative, con una raccolta che si stima raggiungerà i dieci miliardi di euro entro la fine dell’anno. Indubbiamente il primo catalizzatore dell’interesse da parte della clientela italiana verso questi strumenti è stato il tema del vantaggio fiscale, che consiste nella defiscalizzazione del capital gain nel lungo termine. “Gli italiani vedono nello sconto fiscale un plus molto interessante”, commenta Vitolo. “Anche in altri casi, come la rottamazione delle auto, la ristrutturazione degli immobili ed altre iniziative che offrono un vantaggio fiscale hanno un successo assicurato tra gli italiani”. Consultinvest ha deciso di cavalcare l’onda ed inserirsi in questo filone creando un fondo in linea con la sua tradizione: il fondo Consultinvest Risparmio Italia che investe prevalentemente in azioni di small e medium cap italiane con un approccio flessibile, riservandosi anche la facoltà di investire in obbligazioni emesse dalla stessa tipologia di aziende. “Abbiamo scelto di creare un fondo flessibile perché questo oggi è un mercato in cui arrivano tanti flussi, ma tra 4 o 5 anni la congiuntura economica potrebbe essere diversa, meno favorevole e quindi i mercati potrebbero subire dei drastici ridimensionamenti. Il cliente deve tenere l’investimento per 5 anni e poi il gestore ha la flessibilità di andare su investimenti obbligazionari piuttosto che restare sull’azionario”.

Il risparmio gestito deve finanziare l’economia reale?

Alla domanda se gli investimenti dei risparmiatori debbano finanziare le imprese Vitolo si mostra molto favorevole al fatto che il risparmio gestito venga investito nell’economia reale. “Si tratta di cercare un’opportunità non di fare assistenzialismo all’economia reale. Noi gestori dobbiamo cogliere le opportunità che l’economia reale ci dà gestendo bene il denaro del risparmiatore e cercando di cogliere le opportunità con un effetto parallelo: dare un contributo alla crescita economica del Paese”, spiega.

Attualmente ci sono grandi flussi che vanno verso un mercato che è ancora piccolo. Per il manager il passo successivo sarà mettere in moto tutta una serie di fenomeni che da una parte puntino ad allargare la platea delle imprese che possono essere oggetto di questi investimenti e dall’altra devono partire nuove emissioni di strumenti finanziari da parte delle imprese già esistenti (esiste un grande deficit di capitalizzazione delle imprese italiane) che in questo momento troverebbero investitori disponibili ad acquistarli. “È un’opportunità sia per il mondo dell’asset management sia per le imprese”, conclude Vitolo.