Va’ dove ti portano le strategie flessibili

binocolo
Dia™, Flickr, Creative Commons

Si è da poco conclusa la prima metà del 2017, un anno intenso sia sul piano politico - con alcuni pericoli scampati e tornate elettorali che per certi versi hanno rincuorato (si pensi all’Olanda e alla Francia) e per altri hanno aperto ulteriori interrogativi (voto nel Regno Unito in prospettiva della Brexit) – sia su quello economico e finanziario, con evidenti segnali di ripresa, una stagione positiva degli utili Banche centrali che proseguono, ognuna al proprio ritmo, nel sentiero di normalizzazione. Oltre a tirare le somme di quello che è stato un semestre sicuramente positivo per i mercati, è importante riflettere su come posizionarsi per affrontare la seconda parte dell’anno.

Da diverso tempo, gli esperti di Arca SGR insistono sul fatto che i risparmiatori dovrebbero cercare rendimenti nelle attività rischiose. “I numeri confermano che questa scelta ha premiato anche nella prima parte dell’anno”, commenta Alberto Zorzi, VDG responsabile direzione investimenti della società, che tira velocemente le somme del periodo che ci lasciamo alle spelle.

L’andamento di tutti i mercati azionari è stato generalmente positivo, con qualche differenza regionale ma con performance medie prossime alla doppia cifra quasi ovunque. “È importante osservare” – continua l’esperto – “che l’andamento dei mercati riflette un andamento degli utili attesi in crescita su tutti i mercati”. Marginale, invece, l’aumento dei multipli, un dato comprensibile se si tiene conto del contesto di rendimenti bassi.

Prendiamo come esempio il mercato europeo: “un multiplo medio pari a 15 ci dice che mediamente sono necessari 15 anni affinché un flusso constante di utili generato dalle imprese eguagli il loro prezzo corrente. È quindi facile osservare che in un contesto di tassi di interesse più vicini allo 0 che all’1% ci vogliono molti più anni per ottenere lo stesso risultato nell’ambito dei mercati a reddito fisso”, spiega Zorzi.  

E proprio sul fronte del reddito fisso sono le componenti più rischiose a generare gli utili maggiori, con l’indice dei mercati emergenti che genera performance intorno al 6%, mentre l’investimento in titoli governativi, soprattutto nell’Eurozona, genera un rendimento negativo di un punto percentuale.

Per quanto riguarda le valute, l’euro si è rafforzato nei confronti di tutte le principali valute mentre il dollaro si è svalutato, generando una perdita del 7,5% per l’investitore che ragiona in euro. Zorzi, tuttavia, ricorda che “l’esposizione valuaria in questo frangente va vista come opportunità di diversificazione dei rischi più che come opportunità di rendimento”. I tassi di cambio delle economie sviluppate, infatti, si muovono da tempo all’interno di un corridoio ampio ma senza un trend ben definito.

Come posizionarsi per i mesi a venire?
“Forse è meglio ricordare prima dove non è il caso di investire”. Per farlo, l’esperto si serve di una grafica che mette a confronto i rendimenti dei titoli governativi dei principali Paesi alla fine di giugno e nello stesso periodo dell’anno precedente. Si osserva che l’area del rendimento negativo si mantiene molto estesa. La ricerca di rendimento, poi, spingerebbe sui settori a lunghissimo termine della curva dei rendimenti, dove i rischi di perdite in caso di rialzo dei tassi di rendimenti sono molto elevati. La ricerca di rendimento va quindi meglio indirizzata verso attività rischiose che richiedono, tuttavia, una constante valutazione, selettività e tatticismo, come ricorda Zorzi.

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Zorzi, afferma, dunque che “vanno privilegiate le strategie flessibili, nelle quali i titoli governativi trovano occasionalmente posto come strumento di diversificazione del rischio e acquistano particolare importanza le strategie non direzionali che cercano, cioè, di estrarre rendimento a prescindere dalla direzione dei mercati”.

“Nel frattempo sentiremo ancora parlare di fine del QE, di contrazione dell’attivo del bilancio della Fed e, ovviamente di politica”, prosegue Zorzi. Nel ponderare i fattori di rischio, poi, non va dimenticato che soprattutto in Europa la ripresa va consolidandosi e nel considerare i possibili scostamenti dallo scenario base bisogna anche valutare l’eventualità di economie leggermente più forti di quanto si sconta oggi.