Un’ottica di medio termine tutela i portafogli dall’eccesso di volatilità

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Bene privilegiare l’Europa e il Giappone sul fronte azionario che continua a essere a sconto rispetto all’America. E di accumulare in questa fase molto correttiva. Ecco la lettura dei mercati secondo Enrico Vaccari, fund manager in Consultivest SGR.

Continuano le sedute al ribasso per il petrolio, sceso per la prima volta dal 2003 sotto la soglia dei 30 dollari al barile. E il Financial Times ha scritto che c’è chi scommette in un calo fino a 20 dollari. È realistico?

La caduta del prezzo del petrolio sembra non avere fine ma, a mio avviso, se il Brent dovesse scendere sotto ai 30 dollari si crerebbero fratture all’interno dell’Opec e i singoli paesi potrebbero tagliare la produzione da soli, senza prendere decisione di cartello.  Sono convinto non si arriverà a questo. Tra l’altro siamo in un contesto di forte ipervenduto. In realtà ci sono circa 94 milioni di barili di produzione al giorno e altrettanti di consumo. Vale a dire che c’è un sostanziale equilibrio di domanda e offerta. Il problema è che dietro c’è qualcosa di geopolitico che nessuno capisce. Normalmente il calo del prezzo del petrolio sarebbe un fattore positivo ma si trasforma in negativo porpio perché non si capisce bene perché stia succedendo tutto questo. 

A cosa dobbiamo questi corposi cali e questo nervosismo sui mercati da inzio anno?

A una serie di concause. La Cina è una scusa ma è l’ultimo rialzo della Fed ad aver reso nervosi i mercati. La sensazione è che li abbia alzati un po’ tardi e pare che la banca centrale americana non abbia la spinta a procedere sulla via dei rialzi. Inoltre ha un problema di deflazione, con un petrolio a questo livello. 

Il punto vero, quindi, ancora una volta, è la politica monetaria?

Sì. I mercati credono in questa simbolica partita con le banche centrali che, secondo loro, non hanno le carte buone in mano. Spingere le banche centrali all’angolo non è strategico perché è come giocare contro il mazziere. Il rischio è grosso. I mercati hanno intravisto una finestra temporale e sono andati a forzare un po’ la mano ma, a mio avviso, le banche centrali riprenderanno in mano la partita. Al momento ci sono molte manovre speculative. 

E l’Europa?

I numeri che stanno uscendo dalle prime trimestrali sono positivi. Del resto, il QE della Bce è iniziato solo a marzo del 2015, la Fed ne ha fatti tre. Oggi come oggi ci sono troppe aspettative da parte dei mercati. La volatilità è una costante e avviene quando c’è un forte shift sulla politica monetaria, ci saranno scosse di assestamento e poi il mercato ricomincerà a ragionare sui fondamentali. 

Quindi quale asset allocation vi sentite di suggerire?

Continuiamo a privilegiare l’Europa e il Giappone sul fronte azionario che continua a essere a sconto rispetto all’America. Consigliamo di accumulare in questa fase molto correttiva. Basti pensare che sull’indice Eurostoxx dalla fine di agosto a oggi c’è stata una correzione di 20 pb (prima di agosto era 3500, oggi è a 3000, ndr). Siamo poi positivi sugli hy Usa che hanno corretto molto. 

Come mai molti dei fondi flessibili che, per composizione del portafoglio, scommettono su equity e bond e hanno la libertà di riaggiustare il tiro quando necessario, non sono andati e non stanno andando molto bene quanto a performance?

Perché questo tipo di fondi non è molto reattivo e ha bisogno di tempi tecnici mentre le correzioni che stanno avvenendo sui mercati in questa fase sono molto repentine e molto poco prevedibili. Nel breve termine questo tipo di comparti non riescono a fare la differenza ma nel medio sì. 

Tutti i fattori di rischio si sono presentati al grande appuntamento coi mercati. Dalla Cina al crollo del petrolio, dalle tensioni geopolitiche fino al cambiamento climatico e alla Fed che ha alzato i tassi. Che orizzonte assumere?

Sì, questo è un mix esplosivo. Dei quattro interventi possibili del 2016 se la Fed ne fa uno o due è già tanto. È molto importante l’orizzonte temporale. Ci vuole un’ottica di medio termine perché sul breve il contesto è di massima volatilità.