Un gestore attivo su due batte l'indice

Flavio, Flickr, Creative Commons
Flavio, Flickr, Creative Commons

Nel secondo trimestre un gestore su due ha sovraperformato il rispettivo benchmark. Un salto importante rispetto alla fine dello scorso anno, quando a fare meglio dell’indice era solo il 28% dei gestori. I dati arrivano dall’ultimo studio di Lyxor AM, che analizza ogni trimestre le performance di 3.871 fondi attivi domiciliati in Europa. Secondo gli analisti della società francesce i risultati migliori sono stati quelli registrati dai gestori azionari: il 63% ha sovraperformato il rispettivo benchmark nel secondo trimestre, grazie al miglioramento delle condizioni economiche e alle politiche monetarie ancora accomodanti. Fanno peggio invece i gestori obbligazionari, penalizzati dal contesto di bassi tassi: solo il 35% ha infatti battuto l’indice nel secondo trimeste. Fra i segmenti più difficili il debito emergente e quello high yield in euro.

Le performance più significative sono giunte dunque dai gestori che operano sull’azionario globale, su large e mid cap europee, e su titoli britannici. In Europa, i risultati dei gestori attivi sono strettamente connessi al miglioramento della performance del fattore low beta. A differenza di quanto osservato nel 2016, il loro posizionamento difensivo si è infatti rivelato vincente, sottolinea Lyxor. Lo scorso trimestre anche le small cap europee segnavano ottimi risultati, seguendo un trend già osservato: la gestione attiva tende ancora a essere più efficiente nei segmenti di mercato meno liquidi. Il 73% dei gestori azionari globali, la maggior parte dei quali ha preferito l'Europa agli Stati Uniti e non ha coperto il rischio di cambio, ha beneficiato del deprezzamento del dollaro rispetto all'euro.

Identikit di un buon fondo a gestione attiva

Prima di sapere tali percentuali e capire quale gestore è riuscito a battere l'indice di riferimento, è certamente necessario capire quali sono i fattori che determinano un buon fondo attivo. Secondo Morningstar, grazie al suo Analyst rating, è possibile seguire un sistema di valutazione che risponda sostanzialmente a cinque pilastri: costi, numero di fondi gestiti, tournover del portafoglio, investimento in prima persona, tempo di gestione.

Come spiega Jeffrey Ptak, head of global manager research della società di analisi, ad esempio “i costi dicono molto sul modo in cui una società di gestione pensa all’investimento e alla responsabilità verso i suoi clienti. Costi alti tendono a placare il desiderio di una società per una gratificazione di breve periodo. Al contrario, costi bassi possono indicare che la società ha una strategia paziente e di lungo periodo”. Per quanto riguarda invece il numero di fondi offerti, lanciati o chiusi secondo Ptak la parola magica è disciplina. “Bisogna se inseguono le mode oppure se percorrono delle strade coerenti nel tempo”. Importante invece la composizione del portafoglio: “la preferenza va ai gestori che non cambiano troppo spesso la composizione del portafoglio”, dice Ptak. “Indica che il manager non segue le mode e fa ragionamenti di lungo periodo sui titoli che acquista”.

Se poi lo stesso gestore investe sul proprio fondo allora si può essere sicuri di un lavoro portato avanti con dedizione e accuratezza. “il manager può sempre avere una buona scusa per non mettere denaro nel portafoglio che guida ma è evidente che, quando lo fa, i suoi interessi e quelli dei suoi clienti sono allineati”, commenta l’esperto. Infine un elemento importante ma non fondamentale è la durata della gestione: “le società che sono capaci di tenere i propri professionisti per anni sono quelle che hanno una cultura della pazienza e non si fanno spaventare dalle fasi di ribasso dei mercati”, conclude Ptak. Un mix di questi cinque fattori potrebbe perciò identificare un buon fondo a gestione attiva.