Un bilancio del primo trimestre (secondo Arca Fondi SGR)

Zorzi
Arca SGR

A tre mesi dall’inizio del 2018, per i mercati azionari si sta maturando la convinzione che la tendenza non sarà quella rialzista dello scorso anno. Ci sono i presupposti affinché l’azionario possa continuare ad offrire ritorni superiori alle obbligazioni su base annua, ma nello stesso tempo è alto il rischio di temporanee correzioni legate a tutta una serie di fattori di natura fondamentale ed anche speculativa. Lo scorso mese i mercati azionari globali sono scesi mediamente del 2-3%, dato che porta a circa 2 punti percentuali di perdita da inizio anno. Marzo, insomma, è stato generalmente negativo sul fronte azionario. Positivo invece per gli indici obbligazionari, anche grazie alla discesa dei rendimenti tedeschi a lungo termine.

Inflazione e dazi

“Con la fine di questo mese si chiude il primo trimestre e quindi possiamo tirare un primo bilancio dell’anno in corso”, spiega Alberto Zorzi, vice direttore generale responsabile  direzione investimenti di Arca Fondi SGR. A partire dai temi che stanno più a cuore ai mercati: inflazione e guerre tariffarie. “Su quest’ultimo tema del tutto politico osserviamo che i dazi introdotti hanno una risonanza di gran lunga maggiore a quella dell’impatto economico”, spiega l’esperto, “la teoria economica insegna che danneggiano non solo chi li subisce ma non portano benefici duraturi neppure a chi li applica. Inoltre sono stati minacciati con grande enfasi ma applicati con grande cautela”, aggiunge Zorzi. Insomma la guerra dei dazi è tutta da vedere e non è detto quindi che possa smuovere più di tanto il sentiment degli investitori.

Altro tema invece è l’inflazione. O meglio “l’inflazione americana” precisa Zorzi. In Europa, infatti, non dovrebbero esserci sorprese: la Bce ha rivisto addirittura marginalmente a ribasso le previsioni future. “Negli Stati Uniti invece il nuovo presidente della Fed si dimostra meno affabile nel modo di comunicare rispetto a chi lo ha preceduto, ma il dato rilevante è che si discute se nel 2018 la Fed rialzerà complessivamente di tre quarti di punto o di un punto pieno. Non sono grandezze che devono preoccupare gli investitori che ragionano sul medio termine. I numeri del resto non segnalano grandi discontinuità né dei dati veri e propri di inflazione né in misure delle aspettative implicite dei prezzi dei titoli indicizzati a livello dei prezzi al consumo”.

“Sarebbe però sbagliato minimizzare e non tenere conto dei segnali che ci danno i mercati”, aggiunge il manager. “Ma i segnali d’incertezza non vanno confusi con aspettative di inversione del ciclo. Osserviamo infatti che le attese degli utili per azione rimangono sul sentiero positivo. Il recente ribasso dei mercati azionari è guidato da una riduzione dei multipli che in parte può dipendere dal rialzo tassi d’interesse a lungo termine ma più probabilmente è espressione di incertezza e non di aspettative”, conclude Zorzi.