Towers Watson, i patrimoni dei maggiori gestori hanno raggiunto livelli record

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immagine ceduta dall'entità

Nel 2013 i patrimoni in gestione dei 500 principali gestori di fondi a livello mondiale sono aumentati di quasi il 12%, raggiungendo la cifra record di 76.500 miliardi di dollari e superando il precedente record di 69 miliardi raggiunto nel 2007. Secondo l’indagine Pensions & Investments World 500 di Towers Watson, grazie ad una costante crescita degli asset avvenuta negli ultimi sei anni, il totale è ormai più che raddoppiato rispetto al 2002. Alessandra Pasquoni, responsabile dell’attività di Investment Consulting per Italia di Towers Watson, commenta: “Il 2013 è stato un altro anno sicuramente positivo i maggiori gestori, a prescindere dalle tipologie di attività gestite, e si sono stabiliti nuovi record per nel settore. Non mancano però nuove sfide, prima fra tutte quella della crescita dell’economia globale nel medio periodo per cui vediamo rischi di ribasso. Le società di gestione, inoltre, soprattutto quelle di grandi dimensioni, sono sempre più soggette ad essere messe sotto esame per il loro ruolo nella società e per il valore che apportano ai portafogli degli investitori, al netto delle commissioni di gestione”.

L’indagine, condotta in collaborazione con il magazine americano Pensions & Investments, rivela che nell’ultimo decennio il numero di fondi di investimento indipendenti nella classifica dei Top 20 è più che raddoppiato, e al momento rappresenta la maggioranza dei nomi, superando anche società di proprietà di banche e assicurazioni che nello stesso periodo hanno diminuito la loro presenza. Nel 2013, vi erano 12 gestori statunitensi nella top 20, che gestivano complessivamente circa 2/3 degli asset, mentre gli altri erano gestori europei. “Il settore del risparmio gestito è profondamente cambiato negli ultimi dieci anni; troviamo un numero sempre minore di gestori di proprietà di banche, costrette a concentrarsi su più urgenti questioni di riduzione del rischio e di adeguatezza patrimoniale. In questo periodo si sono manifestate una serie di vendite di alto profilo che hanno avuto un impatto sulla domiciliazione dei patrimoni, favorendo i gestori statunitensi”, continua la Pasquoni.

Secondo l’indagine, i gestori americani, negli ultimi dieci anni, hanno aumentato la loro quota dal 41% a oltre il 50%, a spese soprattutto degli asset manager in Svizzera, Giappone e Regno Unito, i quali hanno perso, rispettivamente, circa il 5%, 4% e il 2% di quota di mercato e ora detengono una quota residua pari al 4%, 6% e 8%. Dal 2003 il patrimonio gestito dai principali gestori passivi è cresciuto annualmente di oltre il 12%, rispetto a circa il 6% annuo dei primi 500 gestori nel loro complesso. Nel solo 2013, le attività gestite dai principali gestori passivi sono cresciute di oltre il 16%, raggiungendo il livello record di oltre 10.000 miliardi di dollari, rispetto ai 3.000 miliardi di dieci anni fa. “La crescita di asset passivi a livello globale è frutto dell’attività di investitori istituzionali sempre più consapevoli che il successo della gestione attiva, senza significative capacità di governance, è sempre più difficile da ottenere a causa della maggiore concorrenza, la quale sta riducendo i rendimenti extraconseguibili rispetto al mercato. Allo stesso tempo c'è stata una significativa innovazione nella gestione passiva che ha portato una riduzione dei costi, con un approccio sistematico a una vasta gamma di classi di attività, noto come smart beta. Quando abbiamo coniato il termine smart beta, l’obiettivo era quello di segnalare opportunità di investimento sistematico conseguibili in modo smart, ma da allora smart beta è diventata una sorta di terminologia per tutti i tipi di prodotti passivi a basso costo. Raccomandiamo agli investitori di fare molta attenzione nel considerare questo tipo di prodotti, ricordando che non sono investimenti in grado di sostituire una buona gestione attiva, né un surrogato per superiori abilità di investimento”.