Tecniche di decorrelazione, la view dei fund selector

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Giorgio Fata

Nel 2018 ci sono state poche strategie di decorrelazione che hanno funzionato. “Fondamentale è stata la diversificazione di portafoglio con strumenti che investono in più asset class e su diverse aree geografiche attraverso il classico approccio core-satellite”, spiega Davide Raimondo, responsabile Gestioni Patrimoniali di Banca Reale. “Sempre in ottica di diversificazione, investiamo su petrolio, dollaro, yen e oro attraverso strumenti come ETF, fondi o, come nel caso del dollaro, anche con investimenti diretti. Con un orizzonte di lungo termine anche l’utilizzo di fondi chiusi come private debt e private equity potrebbe essere considerata una fonte di diversificazione”.

La storia recente ci insegna che non esistono più attività realmente decorrelanti perché tutto tende a muoversi all’unisono. “L’oro è una asset class che ci piace molto ultimamente, data anche la correlazione con l’andamento dei tassi ma rispetto alle obbligazioni ha il vantaggio di essere un asset fisico che non esprime rendimenti negativi. Anche la liquidità va sempre più considerata come un asset class da lavorare tatticamente”, spiega Marco Pelissero, head of Portfolio Managers di Banca Patrimoni Sella&C. “Crediamo che i fondi alternativi, nonostante abbiano di recente ampiamente deluso, possano a tendere tornare ad avere una funzione anti-ciclica nei portafogli se saranno in grado di implementare strategie realmente innovative: più il ciclo si allunga infatti e più c’è l’idea che questi operatori possano avere qualche leva in più da utilizzare in contesti di mercato sempre più incerti. Facciamo infine ampio uso anche di portafogli tematici, anche tramite progressivi piani di accumulo, con l’idea di allungare l’orizzonte temporale d’investimento della nostra Clientela e sopportare pertanto meglio eventuali prossimi spike di volatilità”.

Fulvio Martina, senior fund manager di Ersel ci spiega che i due elementi che hanno funzionato di più sono stati lo YEN e l’oro. “Abbiamo pesato in maniera importante lo Yen a partire da ottobre 2018. Nel corso dell’anno abbiamo invece inserito alcune posizioni lunghe oro. Investiamo nelle valute comprando titoli di Stato a brevissimo che portano dentro la valuta mentre nell’oro acquistando ETF. Per aumentare la decorrelazione facciamo uso di strategie alternative in particolare event driven. Abbiamo un team interno che da anni si occupa in particolare di merger arbitrage. Abbiamo visto che riescono a gestire bene le fasi di volatilità e in questo momento di elevata liquidità la numerosità di operazioni sul mercato e in portafoglio fa sì che un eventuale mancato deal abbia un basso impatto negativo”.

Anche Alessandro Viviani, responsabile Advisory di BIM, sposa la logica della diversificazione di portafoglio, sia in termini di asset class che di tipologia di strumenti utilizzati, in modo da poter rispondere alle diverse esigenze di investimento della nostra clientela. “Soluzioni tattiche, maggiormente focalizzate sul normale ciclo economico e soluzioni che possono guardare ad un diverso orizzonte temporale, in grado di cogliere le tendenze strutturali e generare extra-rendimento nel medio-lungo periodo. Ad inizio anno abbiamo inserito nei nostri portafogli modello lo Yen giapponese sul fronte valutario e l’oro per quanto riguarda le commodities. Sono stati entrambi degli ottimi elementi di decorrelazione e hanno svolto in pieno la funzione di bene rifugio soprattutto durante la volatilità del periodo estivo, rivelandosi dei contributori di performance molto positivi. In ottica di asset allocation, manteniamo le due posizioni come protezione in caso di sviluppi più negativi del previsto per lo scenario di crescita globale o l’inasprirsi delle tensioni commerciali”, conclude.