Swift punta ad acquisire nuovi clienti tra i fund manager

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Contro i crimini finanziari, sono 1.523 le istituzioni finanziarie che nel mondo hanno adottato il Know Your Customer (KYC) Registry di Swift. Si tratta di una banca dati centralizzata che gestisce le informazioni standardizzate relative alle istituzioni finanziarie, necessarie per il rispetto delle leggi in materia di antiriciclaggio e antiterrorismo. Parla Erika Toso, head of South East Europe di Swift, società che opera come partner dei principali istituti finanziari presenti in Italia, fornendo soluzioni per la connettività, la messaggistica finanziaria e la compliance.

In Italia, chi usa il KYC e che declinazioni ha sull’industria del risparmio gestito?

Dieci tra i più importanti gruppi bancari (tra cui UniCredit, che è stata la prima banca al mondo ad aver fornito l’informativa completa a KYC Registry) usano questa soluzione per le proprie esigenze di compliance. Il KYC Registry fornisce informazioni Know Your Customer per le banche corrispondenti, per i collocatori e per i depositari dei fondi. E’ stato lanciato nel dicembre 2014 e, da allora, si è diffuso molto rapidamente a livello internazionale: a oggi, è stato adottato in 178 Paesi nel mondo e da 589 gruppi bancari, per un totale di 851 istituzioni finanziarie in Europa, Medio Oriente e Africa, oltre 290 nelle Americhe, e circa 378 nella regione dell’Asia - Pacifico.

Quante banche servite?

Più di 11mila istituzioni finanziarie e aziende in oltre 200 Paesi, per lo scambio di milioni di messaggi finanziari standardizzati. Attraverso la piattaforma proprietaria SWIFTNet, è possibile per gli utenti scambiare informazioni finanziarie in modo automatico, standardizzato e sicuro, consentendo la riduzione di costi e rischi e eliminando le inefficienze operative.

Da quanto siete presenti in Italia? E quali sono stati i vostri progetti più significativi?

Da oltre 30 anni. Tra i progetti ci sono stati la compliance e la connettività, ovvero una soluzione multi-banca e multi-canale 3SKey che permette alle aziende di autenticare le proprie transazioni finanziarie: è stata scelta da Intesa Sanpaolo per offrire ai propri clienti corporate accesso personalizzato e sicuro tramite firma digitale e autenticazione rinforzata. Infine i pagamenti: nel dicembre 2015, abbiamo lanciato la Global Payments Innovation Initiative, un progetto di innovazione nell’ambito dei pagamenti transfrontalieri. Tra i 45 gruppi bancari ad avere aderito, ci sono anche le italiane Unicredit e Intesa Sanpaolo.

E come vede il mondo dei fondi in termini di efficienza?

Il settore ha dei margini di miglioramento. L’Italia è uno dei paesi che maggiormente usa la nostra rete per lo scambio di questo flusso di dati. Ma è sui singoli mercati domestici che si può migliorare e sulle boutique di fondi o sulle connessioni pier to pier. Il mercato domestico italiano ha imposto il fatto che tutte le transazioni domestiche per i fondi dovessero migrare sullo standard internazionale Iso 20022, Bankitalia quindi ha caldeggiato la questione ma non ha mai imposto la rete quindi il risultato è che non ce n’è una armonizzata ma ognuno fa da sé. Noi puntiamo a essere più presenti sul mercato italiano e ad acquisire nuovi clienti tra i fund manager.