Il pessimismo degli investitori ha raggiunto il suo apice. Ciò si riflette in diversi indicatori dell'ultimo sondaggio mensile di BofAML. Gli indicatori di liquidità sono saliti bruscamente a dei livelli che non si vedevano dall'11 settembre. I gestori hanno convertito i loro portafogli in modalità difensiva, a tal punto che l'esposizione ai titoli azionari è scesa al livello più basso dal marzo 2009, quando lo S&P 500 aveva toccato il minimo. E solo il 7% degli intervistati non prevede una recessione globale per l’anno in corso.
La negatività degli asset manager va di pari passo con la violenza della correzione che hanno registrato i mercati nell'ultimo mese e mezzo. Un buon indicatore di questa rapida ritirata verso posizioni di cautela è la liquidità. Come mostra il grafico sottostante, il livello medio è salito dal già alto 5,1 al 5,9% nell'ultimo mese. Si tratta di un picco che non si è visto nemmeno durante la crisi del 2008. Bisogna tornare al 2001, al periodo successivo all'11 settembre, per constatare dei livelli analoghi.
I gestori continuano a ruotare i loro portafogli verso la prudenza. Nel corso del mese hanno ridotto drasticamente la loro esposizione alle attività cicliche e si sono spostati verso quelle difensive. E anche il posizionamento in entrambi è estremo. L'esposizione al settore energetico è ai minimi storici, mentre quello della sanità è ai massimi. Vi è anche una forte attenzione ai consumi di base, alle utilities, agli assets difensivi statunitensi in generale, alla tecnologia e alle obbligazioni. Di contro, la presenza nei portafogli di azioni è scesa al punto più basso dal marzo 2009, quando l'S&P 500 toccò il fondo della correzione che ha seguito la crisi finanziaria.
Questo posizionamento difensivo è strettamente legato alle previsioni degli asset manager per l'economia globale. Un numero record, pari al 93%, vede una recessione come probabile entro il 2020. In questo contesto è interessante notare che esiste una dicotomia tra la crescita del PIL e la crescita degli utili per azione. Il grafico sottostante riflette il fatto che i manager ritengano che le revisioni al ribasso delle stime del PIL abbiano toccato il fondo, ma che i tagli agli utili sono appena iniziati. Più della metà sostiene che gli utili aziendali si deterioreranno nei prossimi 12 mesi.
Ciò che preoccupa maggiormente i gestori è uno shock negativo, un'ondata di inadempienze creditizie. Il 90% la vede come la più grande minaccia attuale alla stabilità dei mercati finanziari. Maggiore del timore per il rischio per il ciclo economico, geopolitico o monetario.