Sistema banche: fate presto e fate bene

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foto: Assillo, Flickr, Creative Commons

Mettere i conti apposto. E farlo in fretta. In un periodo di crescita economica negativa e inflazone a zero, tra una Brexit e un referendum sulla costituzione italiana in arrivo, la preoccupazione degli investitori per il sistema bancario italiano si fa sempre più alta. Da gennaio 2016 i titoli finanziari hanno perso oltre il 50% del loro valore, tutta colpa della loro redditività e del grado di patrimonializzazione, messo a rischio dall’incidenza nei bilanci dei crediti in sofferenza. Nei primi sei mesi dell’anno, tra i peggiori nel listino milanese ci sono stati molti istituti di credito: Banco Popolare (-76%), Banca Carige (-71%) e Monte dei Paschi di Siena (-69%). Anche UniCredit è stata oggetto di forti vendite, con una perdita che sfiora il 60%. A perdere meno sono state invece Banca Mediolanum (-14%), Credito Emiliano (-18%) e FinecoBank (-19%).

Secondo le stime di Morningstar, il sistema banche deve fare i conti con 340 miliardi di euro di NPL e ha bisogno di capitali freschi per almeno 70 miliardi. “Ci aspettiamo che i risultati degli stress test, che saranno pubblicati il 29 luglio, indichino la necessità di una ricapitalizzazione delle banche. Nel 2014, nove istituti avevano fallito il test della BCE e prevediamo un risultato analogo quest’anno”, ha spiegato Stephen Ellis, autore del report Is the Italian banking System insolvent. Reforms are finally coming to the Italian banking system, but at a stiff price.

Se le pagelle bollate dall’Autorità bancaria europea dovessero essere negative, infatti, probabilmente ci sarebbe una nuova fiammata di volatilità sui mercati, reduci già da settimane di altalena. C'è dunque un exit strategy? Per Massimo Trabattoni, responsabile azionario Italia di Kairos, in un contesto “dove l’Italia è una delle economie che ha peggio performato nell’area euro e finché il Sistema Italia non sarà in grado di recuperare competitività all’interno dell’area europea, si troverà sempre un motivo per esser negativi sul settore”.

Le misure adottate finora sono sempre state prese con un certo ritardo rispetto ai tempi dei mercati finanziari, ma soprattutto si è trattato quasi sempre di toppe sui problemi di volta in volta messi a fuoco dal mercato. Il problema di fondo è che le banche in generale,  in un contesto di tassi negativi e in un mondo che si sta sempre più velocemente dematerializzando, sono poco profittevoli; quelle italiane subiscono inoltre l’aggravante di un Paese dove la crescita è un ricordo lontano. La problematica tutta italiana, poi, cha fa si che per portare a compimento un aumento di capitale servano dai 4 a 6 mesi, rende più difficile la situazione. Sono tempi troppo lunghi che lasciano le banche troppo esposte alla speculazione. Vediamo in modo positivo strumenti come Atlante e le riforme della 'repossession'  anche se finora non son stati sufficienti a cambiare il sentiment”.

Che il sentiment non sia positivo lo ricorda anche Giacomo Tilotta, gestore azionario di AcomeA. “La profonda correzione che ha interessato il sistema bancario, è stata originata da una crisi di fiducia innescata dal persistere di alcune temi irrisolti, come quello relativo al tema dei crediti in sofferenza, e dell’incertezza normativa che grava su di esso. Il sistema bancario italiano ha compiuto notevoli sforzi volti a rendere lo stesso ancora piu solido. Tuttavia all’interno di esse, ci sono delle specifiche banche che sono in ritardo nel loro processo di ristrutturazione, e  che risultano, quindi essere più vulnerabili al protrarsi di questa fase di incertezza”. 

Elisabetta Rossi, responsabile gestioni azionarie di UBI Pramerica SGR è più precisa a riguardo: “Per il momento il fondo Atlante ha evitato la risoluzione (con conseguente bail-in) di due istituti in difficoltà; tale evenienza avrebbe sicuramente rappresentato un rischio sistemico. Rimane ancora irrisolto il nodo Monte Paschi e tutta da verificare l’efficacia delle misure volte ad accelerare la cessione dei crediti”.

Su MPS, infatti, sono molte le discussioni. Da una parte si lavora per raccogliere i 3 miliardi per far partire il fondo Atlante 2 (o Giasone), interamente dedicato agli NPL, che investirà operativamente nelle sofferenze di MPS. Dall’altra si parla di una cordata di banche d’affari che avrà il compito di garantire l’oramai scontato aumento di capitale che si prospetta all’orizzonte. Ma la partita è ancora aperta, frattanto che tutti attendono i risultati degli stress test di fine luglio.

“Sicuramente non c’è la ricetta magica”, commenta Trabattoni. “Il contesto in cui operano le banche è difficile sia per il livello dei tassi che reduce il margine di interesse, che per il contesto economico italiano. Aggregazioni, ristrutturazioni, in alcuni casi il ricambio manageriale, e più in generale tutte quelle azioni che possono rendere più efficienti le banche riporterebbero credibilità al settore”. A tutto questo poi, secondo Elisabetta Rossi di UBI Pramerica “serve la volontà politica di applicare realmente in modo flessibile le regole di recente entrate in vigore, quantomeno per garantire in primis la stabilità dell’intero sistema”.

Come investire sui finanziari

Come si sono comportati i gestori di fronte a questa situazione? Mentre la maggior parte dei manager hanno un posizionamento cauto sui nomi ritenuti più fragili (come Carige o MPS), è ragionevole pensare che le perdite di altri istituti abbiano avuto un impatto maggiore sulle performance. “Sfruttando la volatilità di queste ultime settimane abbiamo operato ribilanciando in acquisto il peso delle banche presenti nel nostro portafoglio, privilegiando non solo quelle banche con valutazioni sacrificate, ma anche quelle con una situazione patrimoniale solida”, afferma ad esempio il gestore di AcomeA Giacomo Tilotta. “Riteniamo infatti, che in una prospettiva di stabilizzazione dei mercati, le banche con i fondamentali solidi siano quelle ben posizionate che per coglierne i possibili benefici”.

Per il responsabile azionario di Kairos la parola chiave è selezione. “In questo momento sul mercato ci sono anche buone occasioni di acquisto nel settore bancario, ma si deve operare in modo selettivo e sicuramente il buy non è esteso a tutto il settore”, spiega Trabattoni. “Sul settore vediamo un trend di lungo termine ancora negativo sugli utili e possibilità di rimbalzi su valutazioni patrimoniali attraenti, per quanto limitati ai casi dove non servono ulteriori richieste di capitale. Come dicevo, conviene operare in modo selettivo”.