SIM di consulenza, “un animale abbastanza raro”

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In Italia operano circa una sessantina di SIM.  Sono autorizzate a svolgere servizi di investimento da offrire a terzi, anche a privati, attività professionali riservate come la gestione dei portafogli, il collocamento, la ricezione, la trasmissione di ordini e la consulenza agli investimenti. Stando all’elenco presente sul sito della Consob, le SIM di consulenza pura sono meno di un quarto del totale, 14 per la precisione. “Da oltre 20 anni sono alla guida di una SIM di consulenza, un animale abbastanza raro nel panorama degli intermediari finanziari, che per lo più sono di natura polifunzionale”, spiega Gianfranco Clarizio, fondatore e presidente di A.M.U. Investments SIM. Una SIM di pura consulenza si focalizza esclusivamente sull’erogazione di un servizio di investimento senza detenzione di risorse finanziarie presso la società, e senza assunzione di rischi da parte della stessa.

“Siamo SIM dal 2009 ma operiamo dal 1996. Eroghiamo questo servizio attraverso raccomandazioni volte a creare delle asset allocation che come caratteristica hanno quella di essere composte, a seconda del profilo e delle esigenze dell’investitore, di strumenti finanziari quotati”, spiega Clarizio. “Le nostre asset allocation contengono oltre ai tipici depositi, anche in divisa diversa dall’euro, obbligazioni di qualsiasi natura e titoli azionari e sono caratterizzate dall’utilizzo di tecniche e sistemi di gestione attiva. Al nostro cliente, dopo il tipico screening -che oggi si chiama questionario MiFID-, viene offerta l’asset allocation più adeguata al suo profilo (che spesso differisce dall’immagine che il cliente ha di se stesso)”.

Come guidare la clientela
“La clientela purtroppo oggi non ha nessuna competenza in merito alle decisioni che è chiamata a prendere e spesso si affida all’esperienza o alle logiche commerciali degli intermediari. Ha bisogno, quindi, di essere assistita e per ognuno degli step necessari bisogna fare formazione ed informazione. Basandoci sulla nostra esperienza pluridecennale noi abbiamo ritenuto utile cominciare a creare i presupposti di una rete di consulenti esperti, con il supporto di una struttura in grado di dotarli di tutto il know how necessario a poter erogare un vero servizio puro di consulenza, alternativo a quello che tipicamente diventa accessorio ogni qualvolta l’intermediario è fisiologicamente orientato ad una offerta polifunzionale”, sottolinea il manager.

“Noi ci siamo mossi in tempi in cui la consulenza era una sconosciuta, mentre oggi, anche se con un certo margine di superficialità, la consulenza è diventata un tema di attualità. Spesso a parlare di consulenza è gente che non ha nessuna competenza ma che è prodiga nell’esprimere giudizi negativi senza cognizione di causa. La consulenza indipendente in Italia, per motivi di carattere storico o sociale, comincia solo ora a muovere i primi passi con le proprie gambe. Se le autorità e le associazioni come Ascosim porteranno avanti iniziative divulgative, sono ottimista sul fatto che la consulenza indipendente farà sempre più proseliti sia nel campo dei professionisti che in quello dell’utenza, che il più delle volte non sa nemmeno che esistiamo”, conclude Clarizio.