Si temono aumenti di capitale per incrementare la copertura degli NPL

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Per la Borsa Italiana la settimana si è aperta in profondo rosso e a trascinare a fondo Piazza Affari sono stati soprattutto i titoli della banche. Primo fra tutti il Monte dei Paschi di Siena il titolo della banca più antica del mondo è stato più volte sospeso per chiudere, lunedì, con un tracollo del 14,8%. La Consob è intervenuta sul titolo MPS con un nuovo divieto temporaneo alle vendite allo scoperto sul titolo della banca in Borsa. E il divieto è durato per l’intera seduta di martedì 19 gennaio. Dall’inizio dell’anno, il titolo della banca senese ha perso più di un terzo del proprio valore di Borsa (il 38%): la banca ora vale 2,2 miliardi di euro nonostante l’estate scorsa MPS abbia fatto un aumento di capitale da 3 miliardi. Ma anche le altre banche hanno chiuso in modo pesante. Marco Vailati, responsabile ricerca e investimenti di Cassa Lombarda, spiega cosa succede sui mercati.

Lunedì ha pesantemente sottoperformato rispetto a tutte le borse europee portando le perdite dall’inizio dell’anno ad annullare i guadagni del 2015, quando era stata la migliore della zona. Come mai?
L’andamento è da ricondurre al settore bancario che ha reagito negativamente alla notizia, confermata dopo la chiusura del mercato su richiesta della Consob, che la Banca Centrale Europea analizzerà in dettaglio i crediti non performanti degli istituti. L’indagine riguarderà la strategia, la governance, i processi e la metodologia adottata in materia creditizia. 

Qual è il timore?
Che emerga la necessità di nuovi aumenti di capitale per incrementare la copertura dei crediti dubbi. Il timore diventerebbe una certezza se si prendesse come riferimento l’haircut dell’82% usato di recente dal governo italiano nel salvataggio delle quattro banche in dissesto. Tale riferimento è comunque incoerente col concetto di “bad bank” e quindi non è scontato. L’incertezza continuerà a pesare nelle prossime sedute direttamente sugli istituti coinvolti e indirettamente sugli altri che potrebbero essere chiamati a operazioni di rafforzamento dei primi. 

La questione ha penalizzato particolarmente Milano. Perché?
Sia per la sua composizione settoriale sia perché gli istituti italiani hanno una maggior incidenza di crediti non performanti non avendo ancora realizzato la bad bank di sistema. 

Giovedì nel meeting BCE Draghi avrà il difficile compito di confortare i mercati senza avere a disposizioni armi immediate di azione. Cosa prevede?
È improbabile che il Consiglio rimetta già mano all’insieme di operazioni intraprese a dicembre. Tuttavia la progressiva nuova riduzione delle aspettative di inflazione dovrebbe indurlo ad adottare un tono molto accomodante. È probabile perciò che confermerà il massimo impegno al raggiungimento dell’obiettivo di inflazione impegnandosi a intraprendere nuove azioni qualora le prossime proiezioni macroeconomiche trimestrali dello staff della Bce confermassero l’allontanamento dal target.