Secondo Symphonia il mercato di sviluppo dell’auto elettrica è la Cina

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Luca Giovannone

Il petrolio non può durare per sempre. Il trend è chiaro: l’auto elettrica, le self driving car ed i settori ad esse collegati sono il futuro. E non sarà nemmeno troppo lontano. Il fondo Electric Vehicles Revolution di Symphonia SGR è stato il pioniere sul tema, partendo nel giugno del 2015  per cavalcare un trend ora ben visibile e tangibile. “Gli scandali legati alle emissioni dei motori diesel hanno fatto riflettere consumatori ed istituzioni accelerando il processo di transizione”, fa notare Luca Giovannone, co-gestore del fondo Symphonia – Electric Vehicles Revolution. “Le conseguenze  sono state crescenti limitazioni alla circolazione in città e regolamentazioni sempre più stringenti sulle emissioni di Co2”.

Tutto il settore automobilistico ha avuto una flessione delle vendite, soprattutto per quanto riguarda le auto a gasolio. Tra il 2017 e il 2018 il numero di auto elettriche è invece raddoppiato passando da 1,1 a 2 milioni. “Sulla base di questo cambiamento epocale che riguarda i trasporti e la mobilità in generale, abbiamo deciso di lanciare un fondo tematico che investe nell’intera filiera dell’auto elettrica, mantenendo un’ampia diversificazione settoriale e geografica”, spiega il gestore. 

“Investiamo con un’ottica di medio-lungo periodo, con una gestione flessibile per mitigare la volatilità di un portafoglio per sua natura più ciclico, ma che presenta enormi opportunità per gli anni a venire. Investiamo a 360 gradi sulla nuova mobilità e le principali posizioni in portafoglio fanno capo ai settori della tecnologia (20% circa), dei consumi discrezionali (circa 20%) e dei materiali di base (circa 25%)". Un’attenzione particolare naturalmente è rivolta anche all’emergenza energetica e quindi alle fonti di energia rinnovabile: "non si può pensare di investire sulla mobilità pulita senza prendere in considerazione questo delicato argomento”. 

La parte più importante del portafoglio del fondo è legata alle batterie elettriche: “per avere un’idea, il prezzo del pacco batterie costituisce tra il 45% e il 55% del costo totale di un’auto elettrica e proprio grazie al suo costante calo (sceso dell’80% dal 2010) la diffusione di massa di questi veicoli è ora prossima ad avverarsi. Noi investiamo nei produttori asiatici che hanno la tecnologia più avanzata e i volumi più rilevanti per un mercato pronto ad esplodere. A cascata risultano molto interessanti anche le aziende che estraggono in Australia, Argentina e Cile materie prime come litio, cobalto e nickel che sono il cuore stesso delle batterie”, spiega Giovannone. “Il mercato che prendiamo come riferimento per studiare le dinamiche sulla domanda e sull’offerta di veicoli elettrici è quello cinese. La Cina infatti è il mercato dei trasporti più grande al mondo e proprio qui il governo ha deciso di affrontare con risoluzione il problema dell’inquinamento adottando politiche ambientali molto stringenti e guidando la svolta globale verso l’auto elettrica”.

Approccio di gestione

Il fondo è un azionario flessibile con una forbice per l’equity che varia tra 60% e 100%, mentre la parte restante del portafoglio è investita in bond e cash. La costruzione del portafoglio è bottom-up ed il processo di selezione delle aziende si basa sull’analisi dei fondamentali. “Individuiamo aziende con un approccio value, quindi con attenzione al prezzo di acquisto, considerando al tempo stesso il loro potenziale di crescita derivante dalla partecipazione al tema del cambiamento della mobilità”, spiega. “Facciamo anche uso di strumenti derivati a fini di copertura del portafoglio in fasi estremamente volatili. Abbiamo infine una gestione attiva del cambio, essendo esposti al rischio valutario specialmente in Asia”.