Se le tensioni geopolitiche agevolano la gestione attiva

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foto: Nicola Sacchi, Creative Commons, Flickr

Per gli investitori da sempre il rischio geopolitico fa parte delle decisioni di un posizonamento o di una variazione nell’investimento. Negli ultimi anni il mercato ha dovuto far fronte a molte crisi politiche e conflitti globali. Basta ricordare le primavere arabe, la guerra in Siria, il terrorismo dell’Isis o le rivolte in Turchia. Senza contare la crisi economica, la Brexit o la vittoria di Donald Trump alla Casa bianca. Eventi che tutto sommato, come evidenzia il Geopolitcal Risk Index, l’indice di riferimento della Federal Rererve, hanno avuto effetti relativi sul sentiment dei risparmiatori. Oggi il rischio geopolitico, secondo l’indice, si aggira attorno ai 300 punti, un dato lontano dal record del 2003 (anno dell’invasione dell’Iraq) ma che comunque resta molto al di sopra della media storica (83,7 punti).

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La preoccupazione si è intensificata soprattutto dopo che la Corea del Nord ha testato un dispositivo nucleare che gli esperti considerano molto più potente della bomba che, durante la Seconda guerra mondiale, rase al suolo Hiroshima e Nagasaki. Preoccupati per l’evoluzione del quadro geopolitico (e soprattutto per le minacce incontrollabili di Pyongyang) gli investitori rivalutano la gestione del rischio e ridimensionano le proprie aspettative di rendimento. Elemento che in prima battuta ha aumentato la domanda di asset sicuri, come ad esempio l’oro.

A fare un quadro più esaustivo ci pensa l’indagine RiskMonitor di Allianz Globla Investors. Per la prima volta dal 2013, secondo il report, i timori geopolitici sono in coma alla lista dei fattori di rischio per i 755 investitiori istitizionali intervistati a livello globale. “I mercati finanziari non hanno mai operato sotto una campana di vetro, ma in questo momento le tensioni geopolitiche sembrano avere un impatto maggiore sul comportamento degli investitori globali rispetto a qualsiasi fase precedente nella storia”, spiega Neil Dwane, Global Strategist di AllianzGI.

Negli ultimi 12 mesi il timore di event risk e il rischio del mercato azionario sono risaliti ai primi posti nell’agenda degli investitori istituzionali. Proprio per questo 3 investitiori su 5 confessa che la propria società ha aumentato l’attezione sulla gestione del rischio ed è alla ricerca di nuove strategie di portafoglio in grado di bilanciare il trade-off tra rischio e rendimento. Gli investitiori italiani, nello specifico, posizionano le tensioni geopolitiche al secondo posto, dopo gli sviluppi politici dell’Eurozona.

Se la geopolitica entra nei portafogli cosa fare per contrastare la volatilità?

Sempre secondo il sondaggio, per il 68% degli investitiori italiani la gestione attiva giocherà un ruolo fondamentale. In questo contesto, si mostrano interessati ad aumentare nei prossimi 12 mesi l’asset allocation verso strategie e asset class alternative, in particolare verso infrastrutture (sia debito, 67%, che equity, 60%), debito (60%) ed equity (57%) del segmento private corporate e strategie macro. In merito alle strategie per la gestione del rischio, gli investitori domestici attualmente si affidano a soluzioni di duration management (64% dei rispondenti), diversificazione tra le asset class (60%), risk budgeting, gestione dinamica del rischio e diversificazione geografica (indicate dal 52% dei partecipanti). “Se le tensioni economiche e geo-politiche sono un chiaro elemento di preoccupazione”, ribadisce Alberto D’Avenia, country head Italia di Allianz GI, “la gestione attiva viene privilegiata come unica strategia di investimento in grado di contemperare i rischi puntando comunque a un rendimento in linea con le attese”.

Anche in Capital Group monitorano da vicino il sentiment degli investitori. Per restare in pista resta solo una cosa da fare: “non pensate troppo alla politica”, consiglia Martyn Hole, investment specialist della società di gestione. Per l’esperto ogni epoca ha le sue difficoltà e questo periodo non differisce dagli altri. “Gli investitori hanno attraversato un periodo intenso di sconvolgimenti politici e, considerando il livello elevato di incertezza, è comprensibile che alcuni reagiscano focalizzandosi maggiormente sul breve termine”. Un errore, continua il gestore, da evitare. “Nel lungo termine, aumentare l’orizzonte temporale vuol dire avere maggiori possibilità di soddisfare gli interessi degli investitori, e questo è proprio uno dei modi per rimanere in pista anche quando si incontrano turbolenze impreviste. Un altro metodo valido è quello di ricordare che l’antica logica della diversificazione è ancora valida: siate ponderati e cauti, ma attenetevi anche a una asset allocation diversificata”.