Se la deregolamentazione ha più effetti degli stimoli fiscali sulla crescita

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frankieleon, Flickr, Creative Commons

Al di là delle tesi di un mondo meno assoggettato a politiche fiscali e monetarie più favorevoli, secondo le previsioni di Goldman Sachs AM, "la potenziale deregolamentazione potrebbe avere un impatto maggiore sulla crescita e sui mercati nel 2017”.

Gli analisti della società hanno individuato tre importanti tendenze al centro della questione della deregolamentazione in virtù delle quali prevedono che durante il 2017 si creerà una certa divergenza normativa nell’economia globale, con margini affinché alcune regioni implementino una deregolamentazione competitiva.

Regolamentazione finanziaria a più velocità

Uno degli elementi chiave per comprendere l’andamento della regolamentazione saranno le nomine che effettuerà Donald Trump negli enti statali di rilievo come la SEC (Securities and Exchange Commission, preposta alla vigilanza della borsa valori) o la CFTC (Commodity Futures Trading Commission, che si occupa della regolamentazione del mercato dei futures). In questo senso, sono importanti le dichiarazioni sulla Dodd-Frank di Steven Mnuchin, nominato da Trump a capo del Tesoro, che ha dichiarato che la sua “priorità assoluta” sarà abolire tutte quelle regole che ostacolano i prestiti delle banche.  

Da Goldman Sachs AM ricordano anche che a marzo del 2017 scadrà il mandato di Daniel Tarullo, governatore della Fed e attuale presidente del Federal Financial Institutions Examination Council (FFIEC). Tarullo è stato un sostenitore dell’armonizzazione della regolamentazione bancaria a livello globale. “È probabile che Trump spinga per eleggere un nuovo presidente più in linea con la sua agenda", sostengono dalla società di gestione.

Se gli Stati Uniti dovessero iniziare ad allentare i requisiti normativi e a dimostrare di essere meno disposti a un’armonizzazione globale degli standard attuali, potrebbe tracciarsi uno “scenario dove le banche britanniche ed europee - che hanno digerito più di 80 nuove leggi tra il 2007 e il 2015 - possano fare pressione per una minor regolamentazione in seguito”.

In ogni caso, le prospettive per il settore bancario britannico rimarranno incerte “fino a quando il governo e i legislatori decideranno se continuare ad adottare gli standard normativi dell’UE senza poter influire su essi, oppure stabilire un quadro normativo meno rigido”. Nel primo scenario, le banche conserverebbero il proprio passaporto finanziario, ma proseguirebbe “un’armonizzazione delle normative tra tutti i settori, in particolare quello bancario”.

Se dovessero realizzarsi queste previsioni, negli USA potrebbe verificarsi una maggiore crescita della concessione dei presiti. Questo contribuirebbe a “compensare l’inasprimento delle condizioni finanziarie come risultato di tassi più elevati e una moneta più forte”. Un approccio più rilassato alla regolamentazione potrebbe contribuire allo stesso tempo a rafforzare la crescita dei prestiti in Europa, “dove la dipendenza dal finanziamento bancario è maggiore”, soprattutto perché la richiesta di credito delle imprese e delle famiglie rimane debole.

La previsione per il Regno Unito è che “l’andamento dei costi della compliance in aumento continui nel breve termine”. Se combinato poi con la previsione di una crescita debole e un’inflazione in aumento come effetto della Brexit, gli esperti prevedono conseguenze negative per le prospettive di profitto.   

Conseguenze per settori

Il programma energetico “America First” di Trump propone una spinta per l’industria locale del petrolio e del gas attraverso l’allentamento delle norme attuali sulla prospezione petrolifera e un aumento delle infrastrutture energetiche. La deregolamentazione sarebbe “ovviamente positiva per le imprese statunitensi di energia”, affermano dalla società di gestione e tra i maggiori beneficiari individuano le midstream regolate a livello federale, come i proprietari di oleodotti. L’eventuale incremento del limite di emissioni potrebbe “incoraggiare la domanda di gas e incentivare gli investimenti nell’elettricità e nel petrolchimico”.

Tuttavia, non è chiara la questione delle fonti rinnovabili. “L'eliminazione degli incentivi fiscali che incoraggiano gli investimenti nelle energie rinnovabili potrebbe rivelarsi uno svantaggio, anche se la sensibilità delle imprese rispetto al cambiamento climatico potrebbe sostenere l'industria", spiegano gli esperti.

Per quanto riguarda il settore farmaceutico, Trump ha dichiarato durante la campagna la sua volontà di abrogare e sostituire la riforma sanitaria nota come “Obamacare" senza però entrare nei dettagli. Da Goldman Sachs AM prevedono cambiamenti "visto il controllo dei repubblicani alla Casa Bianca e nel Congresso”.

Dall'entrata in vigore dell’ “Obamacare” nel 2014, l'estensione del servizio di copertura sanitaria ha incoraggiato il suo consumo e il contributo al PIL. La sua abrogazione potrebbe determinare “il calo della copertura alla popolazione e dei sussidi, riducendo la domanda”. L'incertezza è così alta che, fino a quando non sarà chiara la direzione che prenderanno le politiche di Trump, potrebbe danneggiare gli investimenti e l'assunzione nel settore.

Tra i beneficiari dell’espansione del programma Medicare, gli esperti collocano le assicurazioni sanitarie e le case farmaceutiche, dal momento che Trump non ha mostrato particolare disponibilità verso la regolamentazione dei prezzi come i suoi avversari democratici.

L’agenda normativa della Cina

Finora, i legislatori cinesi hanno cercato di coniugare gli stimoli e le riforme, introducendo una combinazione di liquidità e stimoli fiscali. “Questa miscela sta favorendo l’aumento dell’indebitamento nei settori protetti dallo Stato, una caccia di ritorni nel settore privato e deflussi di capitale, nel tentativo degli investitori nazionali di diversificare il proprio capitale fuori dalla Cina”, riassumono da Goldman Sachs AM.

Il prossimo Congresso nazionale del Partito Comunista cinese, che ha cadenza quinquennale, si terrà nell’autunno del 2017. Anche se dalla società di gestione non mettono in dubbio il fermo impegno delle autorità cinesi verso le riforme, escludono cambiamenti significativi prima del Congresso e prevedono che gli sforzi fatti fino a quel momento “si concentreranno più sulla stabilità che sulle riforme”.

Anche se da Goldman Sachs non vedono “un catalizzatore evidente per la volatilità indotta dalla Cina”, preferiscono restare cauti sulle loro previsioni per il Paese. Così, si limitano a diagnosticare un probabile peggioramento dei rischi sulla Cina nel medio termine. “Il momento di un’eventuale resa dei conti si sta avvicinando”.