L'unica garanzia sul lato bond è una BCE estremamente supportive

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foto: autor Gabriele Salvini, Flickr, creative commons

"Abbiamo appena concluso un trimestre molto particolare, direi quasi confuso, dove protagonista è stata la volatilità anche nel mondo obbligazionario, finalmente dopo tanti anni", commenta Rocco Bove, responsabile obbligazionario di Kairos. "Ad inizio anno siamo partiti con timori reflazionistici, con qualche dato di ciclo e sull’inflazione che hanno fatto addirittura temere una partenza forte al rialzo dei tassi con il Treasury americano che è arrivato al 3%. Nel giro di un mese è cambiato completamente lo scenario, siamo tornati a guardare il ciclo preoccupandoci degli eventuali rallentamenti. Adesso l’unica garanzia che abbiamo ancora sul lato bond è quella che la BCE continui ad essere estremamente supportive, tant’è che il tasso del bund è ancora schiacciato sullo 0,50% sul decennale ed in maniera sorprendente si è andato a creare un divario enorme rispetto al treasury americano". Lo spread tra i rendimenti dei titoli sovrani statunitensi e quelli tedeschi ha raggiunto un livello di quasi 2,4 punti percentuali. Bisogna tornare al 1989 per trovare una differenza di prestazioni simile, come si evince dal grafico settimanale di DWS.

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Secondo Torsten Strohrmann, head of global rates EMEA di DWS, ciò riflette tre situazioni:

1. Una fase diversa del ciclo di politica monetaria.
2. La politica fiscale è su un percorso divergente: sebbene i governi europei, in parte a causa della brutta esperienza durante la crisi dell'euro, abbiano ridotto il loro debito, questo continua ad aumentare nel settore pubblico degli Stati Uniti. A medio termine, è probabile che un maggiore finanziamento pubblico aumenti i rendimenti del Tesoro.
3. Infine, gli economisti sono ora più ottimisti riguardo alle prospettive di crescita economica negli Stati Uniti e un po' più cauti in Europa.

Per Didier Saint-Georges, managing director e membro del comitato investimenti di Carmignac, i rendimenti in aumento negli Stati Uniti non sono tanto dovuti all'aumento dell'inflazione o a un'economia in fase di surriscaldamento, quanto piuttosto a un importante cambiamento nell'equilibrio tra offerta e domanda. Il Tesoro degli Stati Uniti ha bisogno di rifinanziare numerosi provvedimenti di breve termine, l'aumento del deficit di bilancio spinge verso l'alto l’emissione di obbligazioni a lungo termine e allo stesso tempo non c'è più una Banca centrale disposta ad acquistare a qualsiasi prezzo. I mercati si stanno spostando dal dover affrontare un problema di eccesso di risparmio a un eccesso di emissioni". Pertanto, secondo l'esperto, i rendimenti degli Stati Uniti potrebbero continuare a crescere, influenzando così i rendimenti mondiali, che non andrebbero molto al di sotto dei mercati perché il ciclo economico sta raggiungendo il picco. "Per i mercati, la posta in gioco è l'inizio di un'inversione del ribilanciamento del portafoglio iniziato con il Quantitative Easing nove anni fa, a favore di azioni e credito. Questa inversione limiterebbe il danno sui rendimenti obbligazionari, ma al costo di un azzeramento delle valutazioni per le altre asset class".

Per il mondo bond, durante il prossimo trimestre bisogna avere gli occhi puntati sulle Banche centrali e soprattutto sulla BCE per sapere qualche dettaglio in più sul tapering e sulle sue tempistiche. "In questo momento in realtà i mercati sono in una fase di calma relativa dopo la piccola tempesta del primo trimestre e ci sembra di poter dire che esistano dei temi di investimento che tornano ad essere molto interessanti: in primis i subordinati finanziari ma stiamo guardando con interesse anche il mondo delle convertibili", afferma Bove.