Se l'orizzonte temporale dell'investimento è una questione matematica

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gfpeck, Flickr, Creative Commons

Cos'è l'orizzonte temporale? Se per gli intermediari è quel periodo durante il quale il cliente non avrà necessità di utilizzare la liquidità che si accinge ad investire, si tratta invece di una scadenza futura cui ricorrono dialetticamente alcuni consulenti quando il cliente si dichiara non soddisfatto. In termini più generali si può definire come il periodo durante il quale l'investitore può essere ragionevolmente sicuro di non subire variazioni di tenore di vita tali da dover modificare il proprio approccio agli investimenti. Ma a quanti anni corrisponde tale periodo? A fornici una risposta basata su riferimenti quantitativi ci ha pensato Andrea Giovannetti, presidente di CFO Solutions, una società di consulenza finanziaria indipendente che da oltre 20 anni sviluppa modelli matematici nel mondo finance. 

All'interno della pubblicazione biennale della Banca d'Italia, "I bilanci delle famiglie italiane", Giovannetti ha scovato una preziosissima tabellina che illustra il dato di persistenza o di migrazione tra le diverse classi di reddito disponibile identificate dalla stessa Banca d'Italia. In sostanza le famiglie che partecipano al campione (8.000) sono suddivise in quintili di reddito crescente e una volta identificata la classe di partenza, viene verificata quella di arrivo. Purtroppo, essendo lo studio biennale, si è reso necessario elaborare tutti questi dati per misurare correttamente, anno per anno, le persistenze in classe e le conseguenti migrazioni. 

Risultati sorprendenti
"Il dato più sorprendente e interessante è proprio la brevità della persistenza", commenta Giovannetti. "L'orizzonte temporale così come definito in premessa e calcolato scientificamente è pari a 3 anni. Anzi, per la precisione 2 anni e 10 mesi. E' questo, infatti, il periodo massimo per cui una famiglia media italiana ha almeno il 50,1% di probabilità di essere nella stessa classe di reddito disponibile da cui è partita. Oltre questa durata è più probabile che la famiglia si trovi in una classe diversa". Molto sorprendente è anche il dato sul numero delle migrazioni. "Pensiamo che al 4° anno, la seconda classe di reddito disponibile (dal basso) non solo ha una persistenza in classe del 26,51%, ma in soli 4 anni le famiglie appartenenti a questo cluster possono addirittura migrare due volte nel 48% dei casi. (1 migrazione = Da classe x a classe y finale; 2 migrazioni = da classe x a classe y a classe z finale).

Ma l'esperto avverte che questo dato innesca dei 'falsi positivi' in quanto si rilevano famiglie che partono da una classe per concludere il periodo nella stessa, ma in realtà hanno visto un passaggio in un'altra classe. Un movimento così repentino è proprio l'antitesi della costanza di tenore di vita che costituisce il presupposto nella definizione dell'orizzonte temporale. "Siamo rimasti anche molto sorpresi dal constatare che questa scarsa persistenza non è un fattore legato all'incertezza degli ultimi anni. Pensiamo che il valore medio di persistenza della classe 2 a 2 anni è pari a 52,30%, mentre una famiglia in classe 2, nel 2002 aveva solo il 47,4% di attesa di persistenza per il 2004", sottolinea. "Tra tante sorprese, una conferma: soldi fanno soldi...il detto popolare viene qui confermato e misurato.

Le classi più persistenti
Le classi più persistenti sono quelle estreme. La classe identificata da Banca d'Italia a reddito più basso, così come quella a reddito più alto sono le due che vedono la maggiore costanza (purtroppo per la prima e per fortuna della seconda). Al 4° anno sono entrambe sopra il 50% di persistenza (52% la prima, 56% la seconda), mentre le classi intermedie crollano (la penultima classe di reddito al 4° anno ha meno del 30% di probabilità. "Naturalmente ciò è dovuto principalmente alla 'lunghezza delle code' nella distribuzione statistica del reddito e poco ha a che fare con la mobilità sociale", spiega Giovannetti.

"L'orizzonte temporale di un investimento, almeno per quanto riguarda le metriche di rischio, è in definitiva un concetto matematico. Ciò non toglie che il singolo investitore possa assumere legittimamente orizzonti diversi e superiori ai 3 anni, anzi è un dato utile ai fini della definizione del target market di uno strumento finanziario o di un servizio di investimento, ma per quanto riguarda la verifica di adeguatezza appare più corretto stimare tolleranza al rischio e capacità di sostenere le perdite sull'orizzonte matematico", conclude.