Santander non è interessata a MPS

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Agli investitori l’aumento di capitale annunciato a sorpresa dal Banco Santander non è stata cosa gradita, tanto che nella giornata di venerdì scorso i titoli della prima banca europea (se si guarda la capitalizzazione) e primo istituto di credito in termini di valore di mercato sono crollati a Madrid, trainando al ribasso l’intero settore bancario del Vecchio Continente. Il board aveva annunciato l’approvazione di una proposta di ricapitalizzazione da 7,75 miliardi di euro, attraverso un collocamento accelerato di azioni. Ma l’aumento non è finalizzato all’acquisizione di Banca MPS, come ipotizzato inizialmente. Lo ha detto chiaro e tondo l’ad della banca, Javier Marin in una conference call con gli analisti. Piuttosto Santander è interessata alla portoghese Novo Banco, la good bank scorporata dal Banco Espirito Santo dopo il recente crack finanziario. Una doccia fredda per l’istituto bancario senese il cui titolo la scorsa settimana era volato sulla notizia di una possibile operazione con il colosso iberico.

Nei giorni scorsi, infatti, indiscrezioni di stampa avevano anche rilanciato l’ipotesi di un’aggregazione della banca (una delle più esposte sui titoli di Stato tricolori) con istituti italiani (in pole position Ubi e Banco Popolare) o esteri (prima di Santander era uscito il nome di Bnp Paribas). Intanto Mario Draghi ricorda che “la BCE sta analizzando il piano di ricapitalizzazione presentato dal Monte dei Paschi il 10 novembre 2014. Va osservato che le carenze patrimoniali individuate nella prova di stress per lo scenario avverso dovrebbero essere coperte entro nove mesi dalla pubblicazione dei risultati della valutazione approfondita il 26 ottobre 2014”.

Quanto a Santander, il gruppo ha anche annunciato un aggiustamento della politica dei dividendi, annunciando che pagherà nel 2015 una cedola di 20 cent, rispetto ai 60 centesimi pagati annualmente dal 2007. La banca spagnola guidata da Ana Patricia Botin ha superato gli stress test europei con un voto quasi sufficiente, mostrando un Tier 1 Capital ratio del 7,3%, ritenuto un po' basso rispetto ai competitor europei. Questo ha messo in allarme gli analisti di mercato, che già preannunciavano una revisione della politica dei dividendi, sostenendo che la banca non avrebbe potuto ancora sostenere il payout rate vantati sino a oggi.