Ritorna la paura dell’inflazione, le inflation linked potrebbero aiutare

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Marco Musso, Flickr, creative commons

La restrizione della politica monetaria, soprattutto negli Stati Uniti, preoccupa il mercato obbligazionario, in quanto potrebbe provocare una maggiore volatilità. A ciò si aggiungono anche le aspettative di un incremento dell’inflazione che, in un contesto di bassi tassi di interesse, anche in minima parte può intaccare i rendimenti obbligazionari in termini reali.

Ariel Bezalel, head of strategy, fixed income di Jupiter AM, ritiene infatti che “il vero colpevole della volatilità è la graduale ma inesorabile stretta alle politiche monetarie. Malgrado le turbolenze sui mercati e le pressioni non convenzionali da parte del presidente Trump, la Federal Reserve rimane fermamente decisa a seguire le sue attuali strategie di aumento dei tassi di interesse e di riduzione del bilancio. Il piano della Banca centrale europea di porre fine al suo programma di Quantitative Easing da 2.400 miliardi di euro entro la fine dell'anno aumenterà ulteriormente la pressione sulla liquidità globale, già in riduzione. Pertanto, a nostro avviso, è probabile che da qui in poi i mercati diventeranno ancora più volatili. Di conseguenza, continuiamo a credere che il nostro approccio improntato alla prudenza sia giustificato".

Per quanto riguarda le aspettative di inflazione, Chris Iggo, CIO obbligazionario di AXA Investment Managers, sostiene che “alcuni dei classici fattori che hanno mantenuto l’inflazione bassa, ovvero disoccupazione, capacità inutilizzata, mancanza di potere di determinazione dei prezzi e salariale da parte delle imprese, non facciano più da freno. Un lieve rialzo dell’inflazione inciderebbe sulla maggior parte dei rendimenti del reddito fisso in termini reali”.

“Le stime economiche di consensus e i breakeven nel mercato delle obbligazioni indicizzate all’inflazione non stanno indicando un aumento dell’inflazione. A me, però, le obbligazioni inflation-linked piacciono e, come ho sempre detto, meritano un posto nell’ambito di un portafoglio multi-asset o multi-strategia. In questo momento presentano due caratteristiche interessanti. Primo, potrebbero sovraperformare i titoli di Stato tradizionali, se ci sarà un rialzo dell’inflazione, considerato che i tassi di breakeven potrebbero salire verso il livello massimo del range in caso di ulteriori rialzi dei salari. Secondo, sono un buon elemento di diversificazione del rischio, considerato che il rendimento complessivo dei titoli inflation-linked presenta una correlazione negativa con l’andamento delle azioni e del credito ad alto beta, come l’high yield e i mercati emergenti. Tale capacità di copertura deriva dalla duration di questa asset class, mentre la capacità di fare meglio delle obbligazioni tradizionali dipende dal collegamento con l’inflazione e dal potenziale di rialzo che offre rispetto ai rendimenti nominali”, conclude l’esperto.

In caso di aspettative al rialzo dell’inflazione, i linker dovrebbero riportare risultati relativamente positivi in termini di conservazione del capitale.