Risparmio gestito, un successo in tempi di crisi

L’industria del risparmio gestito ha chiuso il 2014 con la quota di raccolta record di 133,7 miliardi di euro. I 91 miliardi raccolti dai fondi testimoniano il miglior risultato degli ultimi 14 anni.  Sono dati di cui l’industria deve andare fiera e che trovano spiegazione sia nell'andamento dei tassi di interesse che hanno ridotto ai minimi i rendimenti di strumenti come i conti di deposito, sia nelle nuove politiche di sviluppo delle banche, che hanno ritrovato interesse per i fondi comuni, sia nella fine del ciclo pluridecennale di crescita del mercato immobiliare. A questi fattori dobbiamo aggiungere la capacità dimostrata dalla società di risparmio gestito di portare sul mercato, forti anche della più stretta collaborazione con banche e reti di promotori finanziari, prodotti di qualità, innovativi e in grado di rispondere alle nuove esigenze dei risparmiatori finali.

I fondi comuni in questi 30 anni hanno cambiato la gestione del risparmio degli italiani e migliorato la cultura finanziaria del paese. Sono strumenti semplici che hanno insegnato il valore del risparmio, grazie anche al contributo del mondo delle reti che hanno fin da subito creduto in questi prodotti. Non solo. Grazie alla lungimiranza dei promotori finanziari di aprire la distribuzione anche a prodotti terzi l'Italia ha registrato in questi anni l'ingresso di numerosi player esteri, questo ha reso l'industria dei fondi comuni nostrana particolarmente competitiva e favorito un innalzamento del livello qualitativo dell'offerta.

Un successo, in tempi di crisi, deve far riflettere: il risparmio è una ricchezza che deve essere valorizzata e che il Paese ha a disposizione per poter crescere. Una parte di questo risparmio accumulato può e deve essere canalizzato al sostegno dell’economia reale. Sono tante le iniziative regolamentari che vanno in questa direzione: una fetta rilevante di questo risparmio può essere indirizzato alle piccole e medie imprese italiane. Penso ai fondi di credito, ai fondi di minibond o ad altri asset che sono strettamente connessi al tessuto produttivo del Paese. 

Come Associazione continuiamo a sostenere che sarebbe opportuno favorire lo sviluppo di strumenti di lungo periodo, come i PIR per creare quel legame tra risparmio e investimenti che ancora manca in Italia. Per quanto riguarda gli OICR sono ormai stati individuati, sia a livello europeo, sia a livello nazionale, come il veicolo più idoneo per finanziare gli investimenti nelle imprese e per sostenere l'economia reale. Si tratta però di una sfida complessa che richiede ai gestori una capacità di coniugare la salvaguardia dei risparmiatori con la necessità di affrontare la gestione di lungo periodo, fondamentale quando si parla di sostegno alle imprese. Regolatori e legislatori dovranno impegnarsi nell’individuare un contesto favorevole, anche dal punto di vista fiscale. A livello europeo qualcosa si sta già muovendo, in particolare con gli Eltifs, uno strumento finanziario importantissimo per l’Unione Europea dal momento che consentirà di canalizzare su nuovi prodotti una domanda di investimento in prestiti e loans che oggi non è possibile inserire negli Ucits tradizionali.

Per quanto riguarda le sfide future e le aspettative del nuovo anno, riteniamo che il trend del 2014 possa continuare nel 2015. Il contesto macroeconomico è ancora caratterizzato da un livello di tassi di interesse così ridotti che sarà quasi inevitabile per gli investitori valutare l'ipotesi di veicolare i propri risparmi verso strumenti diversi rispetto alle scelte del passato. 

I risparmiatori oggi hanno precise esigenze: avere un capitale protetto, rendimenti dignitosi ma costanti, sicuri ma diversificati. I prodotti del risparmio gestito, penso ai fondi comuni, ai prodotti di previdenza come le polizze e i fondi pensione, rappresentano una nuova via d’investimento: danno una risposta adeguata non solo in chiave di rendimento ma anche in chiave di mix e di gestione del rischio nel lungo periodo. 

Il settore del risparmio gestito si trova quindi a raccogliere la nuova sfida di condurre gli investitori verso nuove soluzioni di investimento che comprendono anche l'utilizzo di asset class innovative e meno liquide, di  fornire rendimenti adeguati e, soprattutto, offrire un buon servizio alle famiglie desiderose di investire guardando al futuro. Un’esigenza, quest’ultima, sempre più sentita, soprattutto per quei paesi, come l’Italia, dove il welfare pensionistico non è più sostenibile con i criteri di prima. 

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