Rischio Grexit al 70%. Meglio aumentare la liquidità

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La scadenza è domenica sera. Dopodiché, se Atene non sarà in grado di presentare proposte credibili, sarà fuori dall’euro. Il contesto, a questo punto, è di forte allarmismo tanto che tutte le piazze finanziare, sull’onda dell’effetto Grexit, stanno mettendo a segno corposi ribassi, in primis quelle asiatiche, influenzate dall’incertezza globale. Intanto la posizione dell’Unione europea è durissima nei confronti della Grecia. E, questa volta, i governi europei sembrano davvero compatti. Come a dire che nessuno ha in mente di cedere alla richiesta da parte dei greci di un prestito ponte da sette miliardi di euro. Il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan ha fatto sapere: “ragioniamo per una soluzioni di medio periodo, altrimenti non risolviamo nulla”. A questo punto, il governo ellenico dovrà scendere a patti con i partner internazionali a meno di non voler uscire dalla moneta unica. In realtà, a questo punto, i mercati scontano già un’uscita della Grecia, in modo strutturato e organizzato nel giro di sei mesi, un anno, al 70%. A spiegare come si stanno muovendo i portafogli di casa Azimut è il gestore Stefano Mach.

Che sensazione ha in relazione a come stanno evolvendo le cose sul fronte della crisi ellenica?

Prima di lunedì mattina, il giorno dopo il referendum voluto dal premier Alexis Tsipras che ha bocciato il piano di aiuti proposto dai creditori, ci aspettavamo molta più volatilità. Tanto che le opzioni del venerdì precedente incorporavano nella valutazione oscillazioni intorno al 5%. In realtà non è andata così. La situazione, indubbiamente, è piuttosto critica tanto che i mercati scontano già un’uscita della Grecia, in modo strutturato e organizzato nel giro di sei mesi, un anno, al 70%. Personalmente, sono meno pessimista e credo che la percentuale di una Grecia che resti nell’euro sia più alta rispetto a quella del consensus.

Come state muovendo i portafogli?

Abbiamo iniziato, già ai primi dell’anno, a aumentare la liquidità e lo abbiamo fatto quando il mercato dei bond ha cominciato a diventare inefficiente. Negli ultimi mesi quindi abbiamo aumentato il più possibile la parte cash dei nostri fondi dato che le correlazioni, oggi, sono molto difficili da prevedere così come le coperture alle posizioni a rischio. 

Quanto è il vostro cash oggi?

Ai massimi storici sul totale delle masse. Si parla di un 25-30%. Lo scorso anno era meno della metà. Questo sta succedendo anche perché, da inizio anno, abbiamo ridotto molto la parte obbligazionaria. 

Come bisogna muoversi quindi dal vostro punto di vista? 

Non bisogna trovarsi nell’obbligo di prendere decisioni. Il fatto di avere più cash ci porta a essere pronti a rientrare e investire su certe asset class quando ci sembra il caso di farlo.

Su cosa siete positivi?

In assoluto di più sulla parte azionaria euro e poi sui corporate bond con una duration di 3-4 anni. Ci piacciono i bond ibridi non finanziari. Il nostro fondo Az Hybrid Bonds ha 1,6 miliardi di euro. Dai governativi siamo fuori e abbiamo pochissimi Btp. Sugli Usa siamo scarichi da un anno e sui mercati emergenti, a parte i fondi tematici e investiti specificatamente in questi, non abbiamo posizioni. Le banche italiane ci piacciono, abbiamo una visione positiva anche e soprattutto in scia della ristrutturazione delle banche popolari in corso e siamo lunghi da inizio anno. 

Rispetto a quattro anni fa è cambiato il mondo. E adesso?

Sì. La Bce è un paracadute che farà di tutto per dare sicurezza ai mercati. Non pensiamo a un effetto contagio. Il mercato è già sceso di 11 punti. L’Eurostoxx a marzo era 3700, ora è 3300. Siamo pronti a reagire.