Regno Unito: Primo ministro nuovo, stesso dilemma

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luca micheli 422052, unsplash

Il Regno Unito è intrappolato ormai in un limbo. Sono passati ormai diversi termini senza raggiungere un accordo sulla Brexit. La scorsa settimana il primo ministro, Theresa May, ha dichiarato la data di fine del suo mandato: il 7 giugno. Le sue dimissioni, lungi dal chiarire qualsiasi cosa, pone una nuova domanda da risolvere.

La frammentazione politica del Regno Unito viene chiaramente spiegata dalla seguente tabella fornitaci da JP Morgan AM. Secondo il sondaggio quasi un terzo dei votanti sosterrebbe una Brexit senza uscita, ma un altro terzo vorrebbe rimanere nell'UE.

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Fonte: J.P. Morgan AM

Una delle incognite che sorgono ora è se il nuovo primo ministro farà parte del partito conservatore o se ci saranno nuove elezioni. Poco cambierebbe. Secondo gli ultimi sondaggi di Karen Ward, head Strategist di J.P.Morgan AM per l'EMEA, il voto conservatore e laburista sta perdendo l'appoggio di coloro che vogliono una hard Brexit a favore dei nuovi partiti. Ma quelli a favore di una soft Brexit o addirittura rimanere nell'UE si stanno spostando verso i liberaldemocratici.

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Fonte: J.P. Morgan AM

David Zahn, head of European Fixed Income di Franklin Templeton, vede con maggiore probabilità un nuovo leader dell'ala più euroscettica del partito conservatore, che implicherebbe una maggiore spinta verso l’hard Brexit. Pertanto, Zahn non esclude che il Regno Unito si allontani dall'UE il 31 ottobre o anche prima. Perché anche se lo volessero, il nuovo primo ministro non avrebbe certo il tempo di rinegoziare una nuova estensione con i membri della UE, la cui pazienza si è esaurita.

Ward è più scettico su questo scenario di hard Brexit. Primo, perché a meno che non ci sia una grande riconfigurazione del parlamento, continueranno a impedirlo, come hanno fatto nelle votazioni precedenti. In secondo luogo, perché credono che i più probabili successori - Boris Johnson e Domenico Raab- possano spingere il Paese verso l'uscita, senza accordo e senza un chiaro mandato dai suoi cittadini. "Esistono rischi economici, almeno nel breve termine, di cui non vorranno assumersi responsabilità. Entrambi hanno sostenuto l'accordo di maggio durante l'ultimo voto", afferma Ward. Non si pensa nemmeno che l'UE possa rifiutare una nuova estensione, mentre una parte significativa della popolazione del Paese sosterrà probabilmente un nuovo referendum.

In conclusione, il Regno Unito avrà un nuovo primo ministro, ma il dilemma è ancora lo stesso.