Quella correlazione inversa che sta rientrando

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foto: autor Salvatore Brontolone, Flickr, creative commons

Il Citigroup Economic Surprise Index (CESI) misura lo scostamento fra i dati macroeconomici attesi alla vigilia dagli economisti, e quelli effettivamente pervenuti. Da anni, il CESI si rivela un barometro fondamentale del ciclo economico; nonché uno straordinario anticipatore del mercato azionario. Sulla base del concetto secondo cui una “notizia” è benigna se migliore delle aspettative, a prescindere dal valore assoluto, e negativa per la borsa se inferiore alle attese, anche se positiva in termini assoluti; da anni gli analisti confrontano CESI e indice di borsa per ottenere utili indicazioni future.

E sempre da anni logicamente la correlazione fra CESI degli Stati Uniti – in particolare – e S&P500 è stata positiva: dati migliori delle attese sono stati salutati con una borsa in rialzo; dati peggiori delle attese hanno imposto uno stop a Wall Street. Questa correlazione diretta è venuta meno sul finire del 2012, come si può apprezzare dal grafico.

 

La correlazione inversa è stata fino ad ora evidente: un CESI USA un calo è coinciso con una miglioramento della performance dello S&P (variazione a tre mesi: blue, scala di sinistra); mentre dati migliori delle aspettative, paradossalmente, hanno indotto un raffreddamento delle quotazioni.

Fino a quando persisterà questa correlazione inversa? probabilmente fino ad ora: ora che il CESI è addirittura sceso in territorio negativo, denunciando la profonda frattura fra dati attesi e release macro effettive.

Già si scorge un allargamento della “forchetta”: CESI da una parte, performance dall’altra. La correlazione sta per tornare diretta, per cui sarà necessario sorprendere in positivo gli economisti, affinché il mercato si migliori ulteriormente. Staremo a vedere…