Quattro grafici che dimostrano la resilienza del Private Equity

Edoardo Levy, Founder & Managing Principal, BZH Capital Partners
Edoardo Levy, Founder & Managing Principal, BZH Capital Partners

Contributo a cura di Edoardo Levy, founder & managing principal di BZH Capital Partners LLC.

Le attuali condizioni economiche globali dei mercati altamente impattate da Covid-19, hanno creato problemi non indifferenti ad investitori con portafogli esistenti esposti sia a mercati liquidi, che illiquidi. Ciò detto tali condizioni offrono anche una grande opportunità di allocazione di capitale a strategie che possono beneficiare di dislocazioni di mercato causate dalla pandemia. Il private equity è una delle strategie di investimento che proprio in tali condizioni offre una delle più interessanti opportunità di allocazione di capitale. In questo articolo ne analizzeremo il perché tramite quattro grafici.

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Il Grafico 1 mostra come su un set di dati tra il 1999 e il 2019, il private equity ha prodotto rendimenti superiori ai mercati pubblici e’ con minore volatilita’. In particolare il Buyout beneficia di rendimenti maggiori rispetto alle altre strategie nel mercato dei capitali privati.

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Il Grafico 2 mostra i risultati della ricerca di Cliffwater, che ha esaminato i rendimenti dei portafogli di private equity di 21 piani pensionistici statali Statunitensi in un periodo di 16 anni (tra il 2000 e il 2017, compresi due mercati al ribasso e due mercati rialzisti). Durante questo periodo, il private equity, espresso dai 21 piani pensionistici, ha generato una performance superiore rispetto ai mercati azionari di circa 440 punti base in media. Questi forti rendimenti relativi sono stati persino maggiori durante i mercati al ribasso che in anni di crescita economica. Quando l'economia in generale era più forte, il private equity ha generato una performance di 290 punti base superiore rispetto ai mercati azionari. Tuttavia, durante i periodi economici più deboli, questo spread è aumentato a 660 punti base. Secondo questa ricerca, la “sovraperformance” del private equity in realtà aumenta durante una recessione, che è forse una conclusione logica, data la natura a lungo termine di tale asset class.

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Il Grafico 3 mostra i rendimenti annuali medi del US Buyout, una delle strategie nel mercato del private equity. I dati suggeriscono che investimenti fatti nei periodi di recessione come il 2001 ed il 2009 generano le migliori performancesbeneficiando di prezzi di acquisto piu’ convenienti. 

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Il Grafico 4, che utilizza i dati di Hamilton Lane e J.P. Morgan, fornisce ulteriori prove della resilienza del private equity durante fasi recessionarie. J.P. Morgan ha analizzato l'indice Russell 3000 (che rappresenta circa il 98% del mercato azionario statunitense investibile) tra il 1980 e il 2014. La loro analisi ha mostrato che durante le recessioni, circa il 40% delle azioni quotate in borsa ha subito una "perdita catastrofica", definita come 70% o un calo maggiore rispetto ai valori di picco, ma meno del 3% dei fondi di private equity ha subito una perdita simile. Questa prospettiva suggerirebbe quindi che durante le flessioni, le azioni sono 13 volte più rischiose rispetto ai fondi di private equity per quanto riguarda la "perdita catastrofica". 

Da questi quattro grafici è possibile quindi comprendere come il private equity merita considerazione nell’allocazione di portafoglio di un investitore, agendo come efficace diversificatore in un portafoglio multi-asset, contribuendo a migliorarne il rendimento nel lungo termine e riducendone allo stesso tempo la volatilità.

Tale qualità è ancora più evidente in fasi recessionarie, simili a quelle che stiamo vivendo durante COVID-19, che rappresentano una grande opportunita’ per gestori di private equity. Questi sono infatti in grado di impiegare capitali a rendimenti maggiori e a gestire dinamiche di lungo termine con un approccio di management “hands-on” e senza doversi preoccupare troppo delle dinamiche di breve termine dei mercati pubblici.