Quanto è rischiosa la politica della Fed?

στρατός, Flickr, Creative Commons
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Riguardo a tutta la preoccupazione e alle varie riflessioni sulla politica monetaria statunitense, c'è un grande asset manager che pensa che ciò sia tutto fumo negli occhi. In febbraio, la Northern Trust Corp. ha rimosso la Federal Reserve dalla sua lista dei rischi legati agli investimenti. Fino a gennaio, il gestore patrimoniale con sede a Chicago, che controlla 942 miliardi di dollari, considerava la politica monetaria degli Stati Uniti come un fattore di rischio chiave nel momento in cui decidere dove e quando comprare o vendere titoli.

L’ottimista posizione presa da Northern Trust è in contrasto con altri attori di mercato del calibro della Pacific Investment Management Co., che in questo mese ha avvertito che gli investitori tengono in considerazione la possibilità che la Fed sostenga una linea dura, stringendo la politica troppo velocemente, soffocando quindi la crescita. Tuttavia, la banca centrale ha fatto sapere da tempo che sarà paziente nel portare la politica monetaria di nuovo alla normalità, non volendo soffocare l’attuale ripresa.  

Sembra che i mercati stiano sottovalutando la possibilità di un rialzo dei tassi già dal mese prossimo, e i futures indicano che i traders riflettono su una probabilità del 34% che i funzionari aumentino i tassi di un quarto di punto il prossimo 15 marzo. In tal caso, sarebbe il terzo aumento da dicembre 2015, e gli operatori di mercato sono riluttanti nel prezzare il prossimo aumento, in parte perché la crescita dei salari è rallentata.

L’ultimo incontro avvenuto tra i funzionari della Fed, ha mostrato come questi consideravano l’aumento dei tassi un pò “troppo in anticipo” nel caso in cui l’economia fosse tornata sui suoi passi, avendo anche espresso preoccupazione per le potenziali turbolenze che potrebbe causare un dollaro forte e l’incertezza che circonda le prospettive di stimolo fiscale, e il presidente della Federal Reserve Bank di Cleveland, Loretta Mester, ha affermato lo scorso mercoledì che i policy makers non vogliono sorprendere i mercati.