QE in arrivo, la corsa dei listini europei

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foto: autor Artemuestra,, Flickr, creative commons

Il 15 marzo la BCE inizierà ad acquistare titoli di stato stampando moneta. La decisione arriva dopo tre anni d’interventi cosiddetti ‘non convenzionali’, quali il rifinanziamento illimitato a medio termine delle banche con un tasso vicino allo zero o tassi negativi sui depositi delle banche presso la banca centrale. Queste misure hanno certamente evitato un disastro finanziario ma non hanno risolto i nodi strutturali che hanno fatto scivolare il tasso d’inflazione dell’Eurozona sotto lo zero a fine 2014 e decimato l’accesso al credito nella periferia. Anzi, la BCE si è ritrovata con un sistema bancario indebolito, che ha utilizzato quella liquidità per acquistare titoli di stato e sostanzialmente per speculare sulla differenza tra il tasso BCE e il tasso di mercato. Non è quello che la banca centrale avrebbe voluto, ovvero far arrivare più credito all’industria e alle famiglie per stimolare la crescita.

Intanto, guardando ai listini finanziari, sembra che tutti gli investitori del mondo vogliano anticipare l’inizio del Quantitative Easing della BCE; i flussi di investimento si concentrano sul mercato europeo spingendo al rialzo tutte le attività negoziabili. I listini azionari hanno spiegato da inizio anno un trend in accelerazione; il Dax aggiorna nuovi massimi storici ogni giorno, i differenziali di rendimento sui bond si allargano a vista d’occhio, mentre il Bund tedesco rende lo 0,3%. Il BTP con un rating appena sopra i junk bond rende 70 bps in meno del Treasury statunitense (1,3% il BTP e 2% l’UsT), mentre riduce il suo spread con il Bund a quota 100. Il mese di marzo sarà il primo periodo di acquisto del programma BCE di QE e un test importante anche per i mercati. Commenta Corrado Caironi, investment specialist di R&CA, “il mese corto di febbraio si chiude con grande soddisfazione per gli investitori e una performance positiva che ha coinvolto tutte le classi di attivo, salvo i depositi a breve delle aree sviluppate ormai costretti a rendimenti negativi”.

In Europa la corsa all’allocazione in previsione della partenza a marzo del Quatitative Easing della BCE ha preso d’assalto ogni possibile titolo che potesse esprimere un ritorno, sia nella parte più speculativa dei listini azionari sia nel vasto mondo obbligazionario. I commenti più importanti sono stati quelli della discesa sotto i 100 bps dello spread contro il Bund tedesco sia dei governativi spagnoli sia italiani: un risultato inaspettato solo qualche mese fa quando si stava ancora discutendo degli strumenti non convenzionali che il presidente Draghi avrebbe potuto utilizzare per combattere i timori deflattivi e che i paesi Core non avrebbero apprezzato”. Gli analisti finanziari sottolineano come questa situazione debba essere colta quale opportunità per tutti i paesi dell’area euro, anche per intraprendere un processo di ridimensionamento del debito pubblico. “Questa è la possibilità di far confluire i cospicui risparmi dei tassi di finanziamento sulle nuove emissioni a rimborso del debito stesso, avviando un circolo virtuoso. Occasione che è stata aperta dalla BCE con la presentazione delle operazioni di acquisto previste dal QE e che potrebbe non durare all’infinito”, precisa.

Sono infatti chiari i commenti di alcuni analisti obbligazionari che mettono a confronto situazioni storiche diverse e modelli di comparazione che potrebbero stridere se non approfonditi. Se si prende ad esempio il rendimento storico dei governativi italiani, ci si rende conto che nei primi anni 2000 quanto lo spread con il Bund era di 8 – 12 bps, il rating del debito dell’Italia era AA/Aa2, mentre oggi è all’ultimo gradino dell’Investment Grade, pronto a scivolare nel baratro ‘spazzatura’ (nel dicembre 2014 ricordiamo che Standard & Poor’s ha abbassato il giudizio tagliando il merito di credito dell’Italia da BBB con outlook negativo, a BBB- con outlook stabile). Se poi entriamo banalmente nel merito del rendimento nominale ci troviamo davanti all’1,3% del BTP decennale contro il 2% del Treasury statunitense di pari scadenza, e con attese di rivalutazione ulteriore del dollaro USA rispetto all’euro. Quanto il mercato continuerà nella riscorsa allo spread? Conclude Caironi: “la liquidità continuerà ad affluire con il programma di QE della BCE che prevede acquisti di 60 mld di euro al mese da marzo ma dobbiamo anche sottolineare che l’ambizione della manovra della banca centrale è quella di deflazionare il sistema, di far ripartire l’economia e l’inflazione, e questo non sappiamo quando potrà succedere anche se le previsioni degli economisti sono per un miglioramento nella crescita economica già nel 2015. Ecco perché è importante per tutti sfruttare al massimo questa finestra”.