Private equity, nel I semestre in Italia sale l’ammontare investito ma calano le operazioni

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A chiusura di semestre l’industria del private equity italiana è cresciuta. Lo ha fatto sapere l’AIFI, associazione del private equity e venture capital, durante un incontro con la stampa per la presentazione dei dati. L’ammontare investito, tra gennaio e giugno, è aumentato del 34,3%, a 1,89 miliardi di euro. In calo, però, il numero delle operazioni: 139 (-13,7%). Di conseguenza, è cresciuto l'ammontare medio investito, dato che si riflette nel balzo dei buyout: +24,8%, a 1,152 miliardi. Prosegue l’andamento positivo nel segmento cosiddetto expansion (operazioni di minoranza finalizzate a sostenere i programmi di sviluppo di imprese esistenti): +69,5% nell’ammontare investito, che si attesta a 703 milioni. In buona salute la raccolta: +167,3%, a 434 milioni, dato che sale a 491 milioni se si considerano gli operatori captive.

Se si guarda alla tipologia degli operatori che hanno investito, il 55% è rappresentato da soggetti internazionali, la maggior parte dei quali non ha base in Italia. “Questo è l’effetto dell’uscita di diversi fondi dal paese, della chiusura degli uffici italiani”, ha spiegato Innocenzo Cipolletta, presidente di AIFI. Intanto Francesco Giordano, partner di PwC-Transaction Services (che cura la ricerca con AIFI), ha fatto sapere che “anche se molti operatori esteri hanno lasciato l’Italia, questi continuano a fare operazioni nel nostro paese”. Durante la presentazione, Anna Gervasoni, direttore generale di AIFI, ha sottolineato che “l'Italia è tornata a essere un oggetto interessante”. A livello di ammontare medio investito la categoria operatori regionali/pubblici ha registrato un dato di 15,5 milioni grazie all'impulso del Fondo Strategico Italiano.

Interessante anche l’ammontare medio delle investment company (8 milioni), dato influenzato dall’investimento di Tamburi Investment Partners in Eataly. La chiusura del canale delle IPO rende più difficile le exit: l’ammontare dei disinvestimenti è sceso del 19,9%, a 886 milioni ma il numero è salito del 4,6% (68 operazioni). A livello di modalità di exit il 'trade sale' (la vendita a un soggetto industriale) si conferma prevalente. Al 30 giugno scorso, gli operatori di private equity attivi in Italia avevano 1.214 società in portafoglio, per un valore complessivo del portafoglio al costo di 23 miliardi. Infine, Cipolletta ha commentato l’aumento della tassazione sui fondi pensione e sulle casse previdenziali. Secondo il presidente AIFI, questo “riduce la portata degli investimenti e penalizza il risparmio”. Ha concluso: “mi auguro che il governo possa trovare una soluzione migliore”. Intanto in AIFI stanno lavorando (già da parecchio tempo) per far confluire parte dei fondi pensione verso il private equity, asset poco o per nulla considerato in Italia dal risparmio tradizionale, dato che a oggi è quasi esclusivamente bancocentrico.