Pechino apre il suo mercato dei bond

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Pechino apre il mercato obbligazionario agli investitori internazionali. La Cina ha lanciato il programma Bond Connect, che collega un mercato dal valore di circa 9.000 miliardi di dollari con l’estero. I primi segnali della costruzione di un mercato del debito attivo sono positivi, con oltre 2 miliardi di yuan (295 milioni di dollari) di obbligazioni acquistate nei primi ventidue minuti di scambi. Hbsc Holdings e una divisione di Bank of China attiva nelle gestioni patrimoniali sono stati tra i primi scambiare titoli utilizzando la piattaforma. In linea con le nuove regole di accesso, gli investitori esteri - compresi i fondi pensione, le banche centrali e i fondi sovrani – potranno infatti scambiare obbligazioni governative e municipali, bond bancari e corporate sulla piattaforma Bond Connect. Pechino vuole, infatti, aumentare la partecipazione di matrice estera al mercato obbligazionario dove i gruppi non cinesi pesano per meno del 2%.

Come spiega Carl Shepherd, fixed income portfolio manager di Newton (BNY Mellon IM) “la Cina rappresenta un mercato obbligazionario molto più piccolo di quanto suggerirebbe il suo ruolo come seconda più grande economia al mondo. Un accesso più ampio agli investitori internazionali sembrava da tempo inevitabile, e determinerà maggiori volumi di scambi che a loro volta miglioreranno la liquidità sia delle obbligazioni cinesi sia della valuta locale”. “Gli analisti - continua l’esperto - hanno spesso criticato l’opacità di alcuni metodi di finanziamento e dei processi decisionali delle aziende cinesi. Possiamo ora aspettarci che l’apertura del mercato determini una maggiore responsabilità in capo agli emittenti obbligazionari cinesi. Se così non fosse, gli investitori non tarderebbero ad accorgersene, con ricadute sotto forma di picchi di rendimenti o deflussi significativi dall’asset class, tali da riflettere una percezione dei rischi reali del mercato – inclusi quelli non riportati nelle comunicazioni ufficiali del governo”.

Anche per Claudia Calich, gestore di M&G, questa iniziativa rappresenta un passo avanti intrapreso dalla Cina. “Il Bond Connect avrà alcuni vantaggi operativi rispetto agli investimenti diretti onshore, visto che per gli investitori esteri non sarà necessario avere un depositario locale o essere titolari di un conto, essere soggetti a quote o rivelare in anticipo quanto intendono investire. Considerate le attuali valutazioni, la liquidità e il fatto che si tratta di un mercato nascente, mi aspetto che gli investitori esteri si concentrino inizialmente sui titoli di Stato piuttosto che sulle obbligazioni societarie o le imprese di proprietà statale o state owned enterprises. In tal senso, i rating non saranno un fattore determinante per gli investimenti; lo saranno piuttosto le opinioni sulla valuta locale, il renminbi, sui flussi di capitale in ingresso e in uscita dalla Cina, le politiche monetarie e la possibilità che i titoli governativi denominati in renminbi vengano inclusi nei principali indici globali”.