Obbligazionario Cina, cosa sapere a tre mesi dall’inclusione negli indici

Gregory Suen, Investment Director, HSBC Global Asset Management
Gregory Suen, Investment Director, HSBC Global Asset Management

Prima del 2010, quando venne creato un apposito mercato offshore, era molto difficile per gli investitori internazionali accedere all'obbligazionario cinese. Una radicale accelerazione avvenne nel 2015 con la realizzazione del China's Interbank Bond Market (CIBM) direct, via d’accesso diretta al mercato obbligazionario onshore del gigante asiatico. Le ultime limitazioni sono state eliminate, infine, nel 2017 con la creazione del Bond Connect, che garantisce “un accesso veloce ed efficiente” al comparto, spiega Gregory Suen, investment director di HSBC Global Asset Management.

“Ci sono ancora specificità dell’asset class che devono essere interiorizzate dagli investitori internazionali”, specifica Suen, “ma ora, in relazione alla capacità e potenzialità di allocazione, abbiamo raggiunto i più alti standard internazionali”. “A ciò”, prosegue, “dobbiamo aggiungere il fatto che la Cina, globalmente considerata, costituisce un’allocazione strategica irrinunciabile, dato l’apporto in termini di crescita del PIL mondiale, anche in caso in cui la view prospettica non sia del tutto positiva”. Dalle parole dell’investment director di HSBC Asset Management si evince l’obbligatorietà, nell’attuale panorama macroeconomico globale, di una presa di posizione nei confronti del mercato cinese, tema sempre più al centro delle valutazioni degli analisti.

Come cambiano gli indici

A testimonianza di tale processo è arrivata l’inclusione, annunciata a gennaio 2019 e operativa dallo scorso aprile, all’interno del Bloomberg Barclays Global Aggregate Index, tra i principali benchmark obbligazionari a livello mondiale, di emissioni in renminbi, con limitazione per questa prima fase a titoli governativi e policy bank securities. Non avviene, dunque, per ora un’apertura nei confronti del comparto corporate, ma, fa notare Suen, “guardando a ciò che sta avvenendo lato equity, con un percorso di inclusione di quote relative al mercato cinese in costante accelerazione, possiamo aspettarci un andamento simile anche per quanto riguarda l’ambito fixed income”. Visione confermata dall’assegnazione da parte di S&P del primo rating tripla A ad un corporate bond cinese onshore, riconosciuto all’emissione di ICBC Financial Leasing, unità dell’Industrial & Commercial Bank of China, avvenuta l’11 luglio. “L’ingresso negli indici”, aggiunge l’investment director di HSBC Global Asset Management, “porterà progressivamente un cambio di mentalità da parte degli investitori internazionali, che saranno portati a chiedersi con sempre maggiore forza le ragioni di una allocazione o mancata allocazione al comprato”.

Specificità e struttura

Ma quali sono le specificità intrinseche dell’asset class che possono determinare una scelta di esposizione? “Posto che comprendere a fondo il quadro macro sotteso al mercato obbligazionario onshore cinese è un’operazione complessa che richiederà ancora del tempo per chi investe dall’estero, possiamo citare tra gli aspetti di maggiore attrattiva l’elemento della valuta, estremamente più stabile rispetto a qualunque altra divisa dei mercati emergenti e supportata in modo netto e con grande capacità di azione dallo Stato, e i rendimenti potenziali”. Ci troviamo ancora, insomma, nella parte ripida della curva di apprendimento relativamente ad una asset class che richiede una importante struttura di ricerca per essere investita. Aspetto che trova una sua pratica espressione analizzando la composizione della divisione fixed income di HSBC Global Asset Management guidata da Xavier Baraton. L’Asia risulta infatti prima come numero di analisti, con ben dodici professionisti dedicati, di cui sette basati ad Hong Kong e tre a Shanghai.