Nozze in vista per FinecoBank e Banca Generali. O forse no

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foto: autor Filippo Salamone, Flickr, creative commons

Grandi manovre in azione. O così pare. Secondo quanto risulta ad alcune fonti di stampa, ci sarebbe aria di fusione per Banca Generali e FinecoBank. Il senso è questo: in scia alle operazioni di riassetto strategico delle partecipate, UniCredit potrebbe valutare la possibilità di aggregare la sua controllata, di cui detiene il 56% delle quote, alla banca del Leone di Trieste, al fine di dar vita a un unico gruppo focalizzato sulla consulenza finanziaria e sul risparmio gestito. Un unico grande polo che potrebbe nascere tramite una fusione o uno scambio di azioni tra le due realtà. Le voci, per ora, non hanno trovato ancora una conferma ma alcuni analisti la ritengono plausibile. Quelli di Banca Akros, che hanno messo un rating neutrale sul titolo FinecoBank e un target price a 6,4 euro, ritengono plausibile una simile operazione, la cui finalizzazione potrebbe aver luogo a seguito della cessione della totalità delle quote di Pioneer, azione che di per sé dovrebbe portare nelle casse della banca milanese di Piazza Gae Aulenti circa 3 miliardi di euro. “Questo potrebbe plasmare il secondo maggiore gruppo di gestione finanziaria in Italia, senza tralasciare le possibili sinergie in termini di prodotti, posizionamento e costi", hanno fatto sapere gli esperti.

A fine giugno FinecoBank  aveva in gestione asset per circa 55,5 miliardi di euro, Banca Generali per 43,6 miliardi. Quelli di Equita, invece, ritengono la fusione “molto improbabile” proprio per la grande differenza tra le due società. La SIM, che sui due titoli ha un rating hold con target price a 19,8 euro per Banca Generali e a 5,9 euro per FinecoBank, ha inoltre affermato di non comprendere a pieno le ragioni per cui UniCredit dovrebbe optare per una soluzione “complicata e piena di rischi piuttosto che, al limite, la vendita diretta” della controllata. E questo considerando anche che, in caso di fusione, Generali Assicurazioni avrebbe il 20% del nuovo gruppo, mentre UniCredit il 29% e non avrebbe un beneficio in termini di Cet1. Infine, Generali “potrebbe comprare FinecoBank pagando con azioni proprie che poi UniCredit venderebbe sul mercato ma non siamo certi che la banca gradisca un pagamento in azioni e forse anche gli stessi azionisti di Generali non vorrebbero emettere nuovi titoli a questi prezzi. E non siamo nemmeno convinti che crei grande valore", ha spiegato ancora Equita.

C’è infine chi ha commentato, preferendo restare anonimo: “anche considerando che operazioni come la cessione di Bank Pekao, di Pioneer e le idee su Finecobank possono ridurre la dimensione dell’aumento di capitale (si parla di 7 miliardi di euro) al quale dovrà ricorrere UniCredit, penso che la vendita delle attività più redditizie potrebbe indebolire corposamente il patrimonio della banca”.