Nicolas Walewski: Le grandi compagnie minerarie possono dare profitti nei prossimi anni

Nicolas Walewski dirige Alken Asset Management LLP, compagnia che ha fondato nel luglio del 2005 e che riunisce tre dei fondi indispensabili nello spettro degli investimenti in Europa: Alken European Opportunities, Alken Absolute Retorn Europe e Alken Small Caps Europe. Con più di 20 anni di esperienza alle spalle e un team di 12 persone, è un riferimento d’obbligo nel mercato delle azioni europee.

La principale caratteristica del suo stile di investimento è, secondo il proprio Walewski, “cercare di mantenere un portafoglio concentrato, creato specialmente dalla selezione pura dei valori, una bassa rotazione e uno stile value”. Una delle sue massime è: “Investire nelle società che, secondo noi, aumenteranno i profitti”. Per questo Walewski cerca compagnie sottovalutate dal mercato, azioni dimenticate o le cui fonti di rendimento dei profitti sono minimizzate dagli altri gestori.  Senza uno stile ben peciso, la sua principale caratteristica è cercare  ovunque l’opportunità dell’investimento. Anche in alcune compagnie minerarie, nonostante abbia una visione  generale negativa del settore. Walewski racconta la sua scommessa. Nel ciclo di correzione delle materie prime, il petrolio e il gas sono gli ultimi prodotti che diminuiscono, mentre il resto dei valori si sta deprezzando già da tempo. Come nel caso dei metalli, per i quali non è previsto un aumento dell’offerta nei prossimi anni. Eppure le compagnie saranno avvantaggiate dal crollo del prezzo del greggio:“Avere in portafoglio partecipazioni in grandi compagnie minerarie può generare profitti nei prossimi anni”, dice il gestore e aggiunge: “ci vorrà un po’ di tempo, questo sì, e bisogna essere selettivi”.

 

Un anno convulso e volatile

Anche se l’anno scorso è stato convulso e volatile per i mercati azionari europei, Walewski assicura che trovare opportunità in questo contesto non è stato poi così difficile. L’anno è cominciato con un ottimismo generale sull’economia e sui mercati europei che però, dal secondo trimestre, è stato sostituito dall’insoddisfazione per la crescita, i movimenti della BCE, le spinte deflazioniste, lo slowdown della Cina o l’ebola, trascinando le turbolenze fino a ottobre. Tuttavia, in questo periodo, abbiamo visto anche due eventi positivi: il deprezzamento dell’euro contro il dollaro e, ancora più importante, la correzione del prezzo del petrolio.   

E siccome bisogna guardare avanti, considerate le implicazioni di questi eventi sui mercati azionari, Walewski rimane ottimista sulla prima parte del 2015. “La riduzione del prezzo del petrolio spingerà al rialzo le revisioni delle stime di crescita in Europa, perché comporterà un trasferimento di valore dai Paesi produttori di petrolio ai Paesi consumatori”.  

Dal punto di vista politico, Walewski afferma che le riforme vanno nella giusta direzione in alcuni Paesi, come la Spagna o il Portogallo, mentre in Italia, dove il contesto è ancora povero, non ci sono investimenti e le compagnie hanno ancora un elevato grado di leverage, succede il contrario. La Germania, il Benelux o la Scandinavia continuano ad essere i migliori. Fuori dall’Eurozona, comincia a preoccuparsi per il Regno Unito, per il deterioro del disavanzo delle partite correnti. Ma, soprattutto, lo preoccupa la minaccia di un clima d’instabilità che negli ultimi mesi sembra crescere. “I movimenti politici possono essere irrazionali”, segnala Walewski, però “se nei due prossimi trimestri la situazione continua a migliorare, dal punto di vista economico non ci sarebbero giustificazioni per l’auge di alternative di carattere più populista”.

Sull’altro piatto della bilancia mette gli Stati Uniti, un’economia che si mantiene in forma e che continuerà così nei prossimi mesi. Nonostante i dati macroeconomici positivi e l’inizio della normalizzazione della politica monetaria, Walewski, contrariamente alla maggioranza, non prevede che la FED alzi i tassi di interesse prima del 2016. La netta divergenza della politica monetaria statunitense rispetto a quella dell’Eurozona è sufficiente per giustificare la minor valutazione delle azioni europee rispetto alle americane. Perché fino ad ora, la situazione in Europa - austerità, politica monetaria più dura, disoccupazione - è stata positiva per le obbligazioni però negativa per le azioni. E, tenendo in conto la quantità di debito nel sistema, il mercato azionario deve battere il mercato di obbligazioni.  

 

Rischi e opportunità

Rispetto ai rischi,  per Walewski l’inflazione è una minaccia reale in un’Europa che non ha fatto abbastanza, specialmente se paragonato a quanto hanno fatto gli Stati Uniti negli ultimi sette anni. In Europa, chi gestisce le aspettative sull’inflazione è la BCE. “Gli stress test indicano il cammino adeguato dando credibilità al sistema bancario europeo, ma nello stesso tempo si chiede alle banche che aumentino i loro bilanci, cosa estremamente deflazionista. Esistono grandi aspettative in merito alla liquidità che la BCE immetterà sul mercato, ma gli effetti tarderanno a farsi vedere”. Scettico con i grandi annunci come il piano Juncker, Walewski conclude che, fondamentalmente, “il problema continua ad essere la mancanza di solidità politica dell’eurozona”.  

La politica energetica europea continuerà ad essere un fattore di rischio, per i sussidi e perché si concentra, principalmente, sulla riduzione dell’impatto ambientale. “Va a favore di poche persone, è molto costosa in tutta l’Europa e non si sta sviluppando nessuna alternativa valida”. Anche se continua ad essere una minaccia, il ruolo della Russia è più debole rispetto a un anno fa, dopo i problemi di liquidità che ha sofferto, per cui ci si può aspettare che adotti una posizione più razionale.  

Nonostante tutto, continuano ad esserci opportunità e, per cominciare l’anno, Waleski continua a preferire valori ciclici, concretamente nel retail, viaggi e ozio, tecnologia o utilities. Posizioni favorevoli per il primo trimestre, dove le compagnie trarranno profitto dalla calo del prezzo del petrolio.