Nel 2019 i prodotti gestiti costituiranno un terzo del portafoglio finanziario degli italiani

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atomicShed, Flickr, Creative commons

Il risparmiatore italiano è cambiato: investe di meno in titoli di debito - pubblici e bancari- e di più in prodotti gestiti, fondi aperti, polizze vita e fondi pensione. Negli ultimi 3 anni le famiglie italiane hanno complessivamente investito in strumenti gestiti quasi 300 miliardi di euro mentre hanno ridotto la quota di portafoglio investita direttamente in titoli di debito data la bassa redditività, le minori esigenze di funding delle banche e i cambiamenti della regolamentazione. Lo rivela l’indagine Prometeia-Ipsos presentata nella prima edizione di Wealth Insights dove si mostra che questo è il risultato di cambiamenti dei risparmiatori che hanno maggiore necessità di affidarsi a gestori professionali e sono consapevoli dell’importanza di diversificare gli investimenti e gestire i rischi del proprio portafoglio.

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A favorire ulteriormente l'investimento in strumenti gestiti, da parte delle famiglie italiane  c'è la ripresa dei mercati azionari e le aspettative positive sulla crescita economica, oltre al sostenuto da politiche di offerta delle banche che continueranno a privilegiare l’attività di gestione del risparmio, a sostegno della redditività da servizi, e dal rafforzamento dell’operatività delle reti di consulenti finanziari e del canale postale. 

Secondo i dati di Prometeia, a fine 2019, i prodotti gestiti (fondi comuni, polizze vita e fondi pensione) dovrebbero costituire un terzo del portafoglio finanziario, con i titoli di debito scesi intorno al 5.5%, su livelli poco superiori alla media delle famiglie dell’area euro (3.4% a fine 2016), compatibili comunque con una maggiore preferenza delle famiglie italiane verso l’investimento in titoli pubblici. 

Un settore con ampi margini di crescita

Chi offre alle famiglie servizi di gestione e intermediazione del risparmio e di protezione assicurativa ha davanti importanti spazi di sviluppo. I risparmiatori sono consapevoli della necessità di affidarsi ad un professionista per la gestione dei propri risparmi, pertanto il ruolo dell’intermediario di fiducia del risparmiatore è cruciale, nonostante lo sviluppo tecnologico stia dando agli investitori maggiori possibilità di autonomia. La gestione remota e semplificata delle attività bancarie sta infatti entrando nelle abitudini degli italiani, con un segmento, pur ridotto, di famiglie che mostra apertura verso i servizi di robo-advisory. Tuttavia pochi risparmiatori, anche tra i più informati, si ritengono in grado di individuare l’investimento più corretto per le loro esigenze e, nella gestione delle operazioni complesse, continuano a preferire la relazione umana: il futuro del rapporto intermediario-risparmiatore non potrà che risiedere nell’integrazione del meglio della tecnologia con la relazione personale.