Come stanno i mercati?

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Prinsje11, Flickr, Creative Commons

A osservare l’attuale quadro economico internazionale si potrebbe tirare un lieve sospiro di sollievo. Se da un lato l’attenzione è sempre puntata sulle tornate elettorali in Europa e sulle prossime mosse in materia di fisco e misure protezionistiche di Donald Trump, dall’altro il miglioramento generale delle economie nella maggior parte dei Paesi industrializzati e negli emergenti è un dato di fatto. L’accelerazione in corso nell’Eurozona, il rafforzamento del settore manifatturiero statunitense, le aspettative di una maggiore crescita mondiale e la ripresa delle materie prime - che favoriscono i Paesi emergenti asiatici - contribuiscono a definire un buon momento per l’economia mondiale, con gli investimenti azionari a risultare i favoriti del momento.

A tal proposito, gli esperti di Cordusio prevedono un’accelerazione della crescita globale nel 2017 tra il 3,2%  e il 3,5%, soprattutto negli Usa e nei Paesi emergenti, grazie a una ripresa degli investimenti, del settore manifatturiero e a una politica fiscale più espansiva. Le politiche monetarie delle Banche centrali si restringeranno gradualmente (FED) o diventeranno più flessibili (BoJ, BCE) mentre la politica fiscale sarà la nuova arma per stimolare la bassa crescita dei Paesi sviluppati, sebbene la sua implementazione richiederà tempo e un certo livello di flessibilità politica.

Diversa la situazione in Europa dove, secondo la società di wealth management del gruppo UniCredit, il tasso di crescita sarà più basso rispetto al 2016 (tra l’1,4% e l’1,6%), poiché lo stimolo derivante dal basso prezzo del petrolio è destinato a ridursi. Nonostante la fiducia delle imprese sia in ripresa, resta elevato il rischio politico (dovuto non solo alle prossime elezioni in Francia e Germania ma anche all’attuazione di una ‘Hard Brexit’).

Guardando ai Paesi asiatici, invece, l’economia del Giappone sperimenterà una modesta ripresa (+1%) grazie agli stimoli fiscali annunciati nell’agosto 2016 pari a 13,5 trilioni di yen (pari al 2,7% del Pil), di cui 2/3 andranno alla spesa per infrastrutture e per la ricostruzione e prevenzione dei terremoti.

Il divario di crescita tra Paesi emergenti e sviluppati, inoltre, dovrebbe nuovamente aumentare nel 2017 con l’uscita dalla recessione di Paesi come il Brasile e la Russia mentre in Cina il rischio di deflazione è in diminuzione come suggerito dal primo incremento dei prezzi alla produzione in 4 anni.

Che fare?

Sulla base di quanto esposto, gli esperti di Cordusio consigliano di incrementare il peso dell’azionario in portafoglio. Le azioni hanno valutazioni interessanti rispetto ai bond governativi e beneficiano delle attese di una maggiore crescita, di maggiori utili e di una politica fiscale più espansiva in Giappone, USA e Regno Unito. Tuttavia, restano vulnerabili a un atteggiamento meno espansivo delle politiche monetarie delle Banche centrali e al rischio politico. Per quanto riguarda il mercato obbligazionario, la società mantiene il sottopeso sui titoli governativi dei Paesi core, visto il miglioramento delle economie dei Paesi sviluppati e l’attesa di un aumento dell’inflazione, mentre resta neutrale il giudizio sulle materie prime.

Oltre all’incerto quadro politico europeo, a influenzare i mercati saranno anche le prossime mosse dell’amministrazione USA in campo fiscale. Le promesse di Trump sono però di difficile realizzazione senza un accordo sulla border tax (dazi sulle importazioni) che finanzi il taglio delle tasse per le imprese. In caso di via libera alla defiscalizzazione, ci sarebbero effetti positivi sulle azioni e neutrali o positivi sulle obbligazioni governative con un probabile rafforzamento del dollaro.