Un contesto di mercato di difficile interpretazione che ha determinato una flessione generalizzata su tutto lo spettro delle asset classes e influito negativamente sul potenziale di generazione di alpha, portando un netto vantaggio a quegli investitori in grado di combinare gestione attiva e passiva all'interno del portafoglio.
Questa in estrema sintesi la conclusione dello studio annule di Lyxor ETF condotto su 32 universi d'investimento della gestione attiva (28 tradizionali e 4 alternativi), circa 7.000 fondi per 1.600 miliardi di euro di patrimonio in gestione. "La ricerca", si legge nel comunicato emesso dalla società francese, "dimostra che il 2018 è stato un anno molto complesso per i gestori di fondi a gestione attiva, uno dei peggiori in oltre un decennio". Nell'universo considerato dall'analisi, solo il 27% dei gestori di fondi azionari attivi ha sovraperformato il benchmark, mentre per quanto riguarda i gestori obbligazionari attivi il dato si ferma al 18%. Incertezze politiche ed economiche, flessioni e incognite sull'andamento dei tassi d'interesse sono risultati i fattori che maggiormente hanno influito sul potenziale di generazione di alpha.
"Riteniamo", affermano Marlène Hassine Konqui, head of ETF Research e Jean-Baptiste Berthon, senior cross-asset strategist di Lyxor Asset Management, "che i fondi a gestione attiva e quelli a gestione passiva presentino vantaggi differenti a seconda delle diverse fasi del ciclo economico". "A nostro avviso", aggiungono, "nelle fasi recessive sarebbe opportuno privilegiare i fondi attivi e alternativi, mentre nella fase iniziale del ciclo economico gli investitori dovrebbero preferire gli strumenti passivi, poiché il beta diventa la fonte di performance principale". "Nelle fasi intermedie e avanzate del ciclo economico", concludono, "caratterizzate da una più fragile direzionalità dei mercati, la giusta combinazione di fondi attivi e passivi può offrire notevoli vantaggi".