Lettera annuale di Warren Buffett: la successione, l’interesse composto e il futuro dei tassi

foto: Fortune Live Media, Creative Commons, Flickr
Warren Buffett. Foto: Fortune Live Media, Creative Commons, Flickr

La lettera più attesa dell'anno da parte degli investitori arriva nel corso del fine settimana, a mercati chiusi. I seguaci di Berkshire Hathaway, la culla della filosofia del value investing, speravano che Warren Buffett desse loro un indizio sulla prospettiva dei mercati azionari, dei rischi e della geopolitica attuale, ma il leggendario investitore ha scelto di dedicare la sua riflessione a questioni più a lungo termine.

Né lui né Charlie Munger sostengono di avere un'idea di cosa accadrà ai tassi d'interesse l'anno prossimo o quello successivo. "La nostra amara opinione è che gli esperti che si esprimono su questi temi rivelino, attraverso il loro comportamento, molto di più su se stessi che del futuro", affermano. "Quello che possiamo sostenere è che se (con molta enfasi sul condizionale) nei prossimi decenni proseguirà un contesto simile da un punto di vista di politica monetaria e fiscale, è quasi certo che le azioni andranno molto meglio degli strumenti a reddito fisso”, aggiungono. 

Questo messaggio ottimistico è però accompagnato da un avvertimento. Domani può succedere di tutto sui mercati. "Potranno verificarsi, come già soticamente avvenuto, grandi correzioni del mercato, forse del 50% o anche più", sostiene Buffett.

Ecco perché il guru americano ha sempre una visione degli investimenti fortemente orientata al lungo periodo. Mentre lo scorso anno aveva dedicato parte della sua lettera ai rischi di coda nel mercato statunitense, per il 2020 Buffet sceglie di ricordare le meraviglie dell'interesse composto.

È interessante notare come Buffett citi lo studio di Edgar Lawrence SmithCommon Stocks as Long Term Investments” (1924) all’interno del suo scritto. Buffett, come John Maynard Keynes, trae un prezioso insegnamento dal lavoro di Smith. Le aziende meglio gestite, di norma, non distribuiscono tutti i loro profitti agli azionisti. Negli anni buoni, se non in tutti, conservano una parte dei profitti e li reinvestono nelle loro attività. E qui sta il legame, non solo concettuale, con l’interesse composto. Questo, nel tempo, supera infatti il valore dei dividendi pagati.