Nell'ultimo decennio, il dibattito sui meriti della gestione attiva e passiva si è particolarmente animato in Europa, a seguito dell'aumento di soluzioni d’investimento passive, in particolare nel segmento azionario. L'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) ha condotto uno studio sui costi e sulle performance dei fondi azionari attivi rispetto a quelli azionari passivi, agli ETF e ai relativi benchmark. I risultati dell’indagine, inclusi nell’ultimo Report on Trends, Risks and Vulnerabilities (n. 2, 2019, consultabile a questo link), rilevano che negli ultimi anni i primi hanno sottoperformato, in termini netti, sia i fondi azionari passivi che gli ETF azionari, nonché i rispettivi benchmark, principalmente a causa del grande impatto delle spese correnti.
Panoramica del mercato azionario UCITS
Complessivamente, a fine 2018, le dimensioni del mercato europeo azionario UCITS avevano raggiunto i 2,5 trilioni di euro mentre il patrimonio investito in ETF azionari si attestava a quota 368 bilioni. Tra il 2014 e il 2018, la quota di fondi azionari passivi ed ETF azionari è aumentata significativamente. Tuttavia, i fondi UCITS attivi rappresentavano quasi il 75% del mercato complessivo nel 2018, mentre i prodotti passivi e gli ETF rispettivamente il 10% e 15% (comunque in crescita rispetto all’8% e 10% del 2014). Tra il 2014 e il 2018 gli asset degli strumenti passivi ed ETF sono aumentati rispettivamente del 61% e 85%, mentre la quota dei prodotti gestiti attivamente è aumentata del 16%, a dimostrazione di uno spostamento significativo di interesse verso la gestione passiva.
Analisi delle performance e dei costi
Dall’analisi condotta sul mercato azionario UCITS (fondi azionari attivi, passivi ed ETF), basata sui dati dal 2009 al 2018, sono emersi i seguenti risultati:
- La performance netta annua dei fondi azionari attivi UCITS è stata inferiore rispetto a quella degli azionari UCITS passivi ed ETF;
- I fondi azionari attivi hanno sottoperformato in termini netti relativi i rispettivi benchmark;
- A impattare maggiormente sulle performance sono state le spese correnti, assimilabili ai TER;
- I top performers (il primo 25% dell’universo totale) hanno fatto meglio dei loro benchmark e dei fondi passivi, al netto di tutti i costi. Tuttavia, specifica lo studio, i top performers appartenenti a questo 25% non rimane costante nel tempo, rendendo difficile per gli investitori selezionare i fondi attivi più performanti.
Su un orizzonte di tre anni, la performance netta per i fondi attivi è di circa il 4% mentre quella dei fondi passivi ed ETF sfiora il 5%. Risultati simili si possono osservare anche su orizzonti temporali più lunghi. Ad un anno invece, le performance totali del fondo sono più basse in qualsiasi tipo di gestione a causa della valutazioni del capitale sottostante. Questo ha un impatto particolarmente forte sui fondi azionari attivi che hanno sottoperformato i prodotti passivi e gli ETF sia in termini lordi che netti. In media sui vari orizzonti temporali, le spese correnti rappresentano oltre l’80% dei costi e delle commissioni totali per i fondi attivi. La percentuale scende al 70% e 45% per fondi attivi ed ETF. Per gli UCITS gestiti attivamente questi costi sono molto più elevati, di 1,5 punti percentuali circa, mentre per i fondi passivi ed ETF si aggirano intorno agli 0,3 punti percentuali.
Per quanto riguarda, invece, il comportamento dei fondi attivi rispetto ai relativi benchmark, secondo l’indagine di EFAMA, in un orizzonte temporale di 3 anni, la performance netta è di poco superiore al 4% per i fondi attivi mentre per i benchmark si aggira intorno al 5,7%. Le spese correnti, come già detto, riducono i rendimenti lordi di 1,5 punti percentuali in media. Ciò comporta che, in un orizzonte temporale di un anno, i rendimenti si riducono a uno 0,4% (0,2% se si includono anche i costi di sottoscrizione e rimborso).