Le scelte strategiche di portafoglio (secondo Moneyfarm)

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Foto Štefan Štefančík, Unsplash

All’inizio di un anno che per gli esperti sarà piuttosto incerto, ci sono alcuni segnali che definiscono i trend delle principali asset class: le valutazione azionarie, ad esempio, sono migliorate mentre il panorma del credito societario sembra meno attraente. Sui mercati, però, come spiega Moneyfarm presentando il suo outlook 2019, non ci sono garanzie, per cui la prima scelta strategica da fare è quella di “controllare il rischio e la volatlità nel breve”.

Eppure secondo Richard Flax, chief investment officer della SIM, “tutto sommato il 2019 si presenta come un anno interessante: sia perché prevediamo che diversi fattori di incertezza troveranno una soluzione, sia perché il ciclo finanziario comincerà ad avviarsi in una direzione nuova. In generale questa transizione potrebbe portare incertezza, in un contesto dove l’equilibrio di mercato resta delicato. Esiste tuttavia una forte possibilità che il 2019 sia un buon anno per investire, nelle modalità corrette e con un obiettivo di medio-lungo termine”. Ma quali sono le scelte strategiche che la società sta facendo o farà quest’anno? Le abbiamo riassunte qui sotto.

Obbligazionario

1) Obbligazioni governative: “Capire a che livello si assesteranno i tassi di lungo periodo è cruciale per comprendere le potenzialità di rendimento delle obbligazioni. In generale, i rendimenti attesi per il mondo obbligazionario governativo sono positivi ma contenuti, date le prospettive di crescita e inflazione limitate e le valutazioni di partenza molto alte. Nel 2019 non vediamo una probabilità elevata di un forte aumento dell'inflazione core. Anche quest’anno il rendimento atteso per le obbligazioni Inflation Linked resta più alto di quello dei corrispettivi bond nominali”.
 

2) Obbligazioni societarie e governative dei mercati emergente: “Per quanto riguarda i bond societari, ci aspettiamo rendimenti attesi più bassi che in passato. Una considerazione a parte va riservata ai bond governativi dei Paesi emergenti. Tenuti in considerazione i rischi economici e politici che caratterizzano il contesto generale, con un tasso di rendimento di partenza attorno al 6% e una duration di conseguenza contenuta vediamo questa asset class con favore”.

Azionario

“In questo momento i rendimenti attesi dell’azionario dei Paesi sviluppati sono tra i migliori degli ultimi cinque anni. Da un punto di vista dell’attività, la profittabilità (ovvero i margini di profitto netti rispetto al giro di affari) sembra piuttosto alta. Bisogna però considerare che durante un periodo di rallentamento economico (o di recessione) la profittabilità delle aziende potrebbe scendere. Questo di per sé non è un segnale eccessivamente preocupante. Tuttavia bisognerà tenere conto della fase ciclica nel pianificare l’esposizione azionaria per il 2019, anche in un’ottica, se il caso, di gestione della volatilità nel breve. Questo è soprattutto vero per i mercati emergenti, dove ci aspettiamo un maggior impatto delle tensioni commerciali rispetto ai mercati sviluppati”.

Volatilità e rischio

“Prevediamo che la volatilità continuerà ad aumentare nel 2019, guidata dall’incertezza sia macroeconomica sia rispetto ai fondamentali. L’aumento riguarderà quasi tutte le asset class. Un’eccezione è costituita dall’azionario dei Paesi sviluppati, per cui prevediamo un livello di volatilità al 15%, comunque ben al di sopra della media degli ultimi cinque anni (intorno all’11%)”.