L’algoritmo contro i fondamentali

Salvatore_Gaziano
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Io sto con gli algoritmi. E per me che ho iniziato a lavorare in questo settore a metà degli anni ’80 occupandomi di bilanci e analisi fondamentale, stare dalla parte degli algoritmi significa raccontare un lungo percorso fatto di esperienze, letture e riflessioni. Fortune create quasi da zero ma anche bruciate. Tantissime cose da raccontare. Il mondo stava cambiando e non era più tempo di ragionare su portafogli basati su torte, compra e tieni e titoli selezionati in base ai fondamentali, salvo non voler vendere una grande illusione. Non siamo certo i primi a interrogarci su questo tema e in queste settimane mi è capitato casualmente più volte di rileggere le parole di un certo John Maynard Keynes che nel 1930 nel pieno della depressione si interrogava sulle “prospettive economiche per i nostri nipoti” assegnando proprio alla tecnologia un ruolo trainante allo sviluppo economico. Secondo il più importante degli economisti dello scorso secolo le 'macchine' avrebbero, entro 100 anni (ovvero entro il 2030), “trainato il livello di vita dei paesi in progresso che sarà da 4 a 8 volte superiore a quello odierno”. Previsioni che, pronunciate al tempo della Grande Depressione, potevano sembrare temerarie ma che in termini quantitativi si sono dimostrate azzeccate se si considera che persino in Italia, dopo 86 anni da quelle parole, il PIL assoluto e procapite dal dopoguerra ad oggi si è moltiplicato di oltre sette volte, quindi saremmo vicini alla realizzazione del sogno di Keynes, seppure tutta questa ricchezza creata, come sappiamo, non si è distribuita in modo omogeneo. Inutile girarci intorno. Le macchine conquistano e rubano spazi in ogni settore lavorativo ed è meglio averle come alleate (anche quando si investe) che nemiche.

Una conseguenza logica è quello che ha raccontato molto efficacemente l’inviato de La Repubblica Riccardo Staglianò in un recente saggio 'Al posto tuo' (Einaudi Editore) e sta accadendo in quasi tutti i settori: “web e robot ci stanno rubando il lavoro”. Fabbriche a operai zero, automobili e camion col pilota automatico, negozi fisici sempre più soppiantati dall’acquisto online su siti come Amazon.com o Yoox.it, computer e app che suggeriranno le cure mediche, centinaia di professioni e mestieri che verranno sostituiti dalle macchine e dagli algoritmi… “Le macchine hanno sempre rimpiazzato gli uomini… Oramai le macchine corrono troppo forte e distruggono più posti di quanti ne riescono a creare… Prima però lo facevano nei compiti pesanti, colpendo i colletti blu. Ora sostituiscono il lavoro dei colletti bianchi…Perché più le macchine diventano a buon mercato, più gli esseri umani sembrano cari in confronto” racconta Staglianò. E non sta parlando di un futuro ipotetico e fantascientifico ma di quello che è già oggi la realtà compreso il settore della finanza e della gestione del risparmio.

Dopo alcuni lustri in cui il settore è avanzato secondo un modello tradizionale e basato su una larga componente umana, gli algoritmi hanno iniziato a conquistare la scena e possono svolgere un discreto lavoro automatizzando molti processi, tagliando diversi passaggi distributivi per consentire al cliente finale, il risparmiatore, di fare scelte potenzialmente più efficienti e meno costose. E le macchine possono aiutare a leggere, analizzare e selezionare in modo più scientifico i dati sempre più numerosi che abbiamo a disposizione in quello che viene definito “sovraccarico cognitivo” ovvero “overload” dell’informazione. Può il singolo risparmiatore, trader o investitore, muoversi a naso in questi mercati? Io non credo. E per questo diffido di chi vede e prevede cosa accadrà sui mercati e a parole sembra conoscere il segreto per moltiplicare i soldi. Nella storia sono numerosi i guru di questo tipo che si sono succeduti sui mercati e sicuramente hanno sempre un gran seguito perché ancora più di ieri nella complessità di oggi molti risparmiatori amano chi gli racconta le cose nel modo più semplice del tipo “dammi i soldi e ti dico quali titoli comprare e tenere lì per diventare più ricco”. Ma questo tipo di guru per quanto geniali assomigliano spesso a delle cicale: magari hanno una loro stagione grandiosa, ma difficilmente sopravvivono alla successiva. E chi investe dovrebbe pensare al suo patrimonio, non alle performance di uno o qualche quadrimestre, ma in un orizzonte temporale un poco più lungo e significativo, che si avvicina di più a quello di una formica.

Ci sono risparmiatori che ricordano ancora con nostalgia quanti soldi hanno guadagnato nel 1999 o all’inizio del 2000 ma poi il loro capitale ha iniziato un percorso di discesa e sofferenza dal quale non si sono più ripresi e oggi il loro patrimonio in termini reali è nettamente inferiore a quello di partenza. Forse ragionare su una strategia d’investimento più robusta nel tempo e magari noiosa non è quindi sbagliato e, se le macchine possono aiutare noi uomini a fare migliori scelte o minori errori, è bene mostrarsi un po’ più aperti. Usiamo oggi la tecnologia, le macchine e gli algoritmi nella vita di tutti i giorni (si pensi all’utilizzo del navigatore per trovare una via o ai siti che usiamo per selezionare un ristorante, un hotel o un volo al miglior rapporto qualità/prezzo) e non si capisce perché nel mondo degli investimenti possa resistere ancora 'un bel mondo antico'.

Benjamin Graham, padre del value investing, affermava che il maggior problema nonché il peggior nemico di ogni investitore è se stesso. Il nostro ego o quello del nostro guru possono fare danni di non poco rilievo anche se operano col cosiddetto buon senso, che è una trappola spesso micidiale. L’uomo avrà per questo motivo sempre più bisogno delle macchine. Non uomini contro macchine, ma uomini e macchine insieme possono ampliare (e di molto) le possibilità di ottenere risultati migliori anche come rendimento/rischio nel campo degli investimenti. Anche nel campo degli investimenti un approccio basato sugli algoritmi e non solo sull’intuito del gestore o sulla sua capacità di 'leggere i fondamentali' abbia numerose ragioni di esistere. Per questo motivo le macchine possono essere un potente alleato per noi piccoli o grandi investitori. A patto naturalmente di sapere come sfruttarle e controllarle.