Le lenti (distorcenti) con cui guardiamo il nostro portafoglio

Robina Weermeijer, Unsplash
Robina Weermeijer, Unsplash

Il modo in cui guardiamo il mondo è insieme personale e condiviso. Ognuno di noi vede attraverso le lenti costitituite dalle proprie predisposizioni, dai propri punti di forza e debolezza. Un portafoglio di investimento non fa eccezione e la finanza comportamentale insegna come la razionalità delle nostre decisioni sia minata da una serie di bias, più o meno estesi e rilevanti, a cui siamo esposti data la nostra comune natura di uomini dotati di un cervello che funziona secondo leggi proprie. Leggi che però possono essere indagate e studiate per arrivare alla conoscenza delle trappole mentali in cui è possibile incorrere, con la finalità di trovare soluzioni perché possano essere eviatate.

Matteo Motterlini, professore di Filosofia della Scienza dell'Università San Raffaele, torna ad occuparsi del tema con un nuovo libro, realizzato con il supporto di Banca Consulia, dal titolo Il ritorno emotivo sugli investimenti: Perché conoscere il cervello fa bene al portafoglio. Una riflessione sul funzionamento del cervello che introduce il concetto di (E)ROI (emotional return on investments) con cui si fa riferimento alla rilevanza non solo della performance dell'investimento ma della percezione del risparmiatore della stessa. "Un risparmiatore con una scarsa propensione al rischio", porta come esempio del concetto centrale del saggio Motterlini, "considererà migliore una consulenza che lo porti ad un risultato positivo pari a X in modo costante, piuttosto che una consulenza che gli faccia ottenere una performance di X+1 ma con significativi alti e bassi nel periodo di esposizione all'investimento".

Centralità della relazione con il cliente

La conoscenza delle propensioni e preferenze del cliente ricopre dunque un ruolo primario nell'attività del consulente che deve da un lato a riconoscere le trappole mentali a cui esso stesso può essere soggetto e dall'altro a valutare la vita emotiva di ogni singolo risparmiatore che è chiamato a consigliare. È in questa relazione, caratterizzata da trasparenza e consapevolezza, che deve essere creato un ambiente di scelta consono a operare le decisioni di investimento migliori possibili data la specificità di ogni cliente.  "La nostra collaborazione con il professor Motterlini, per cui ci siamo avvalsi sia in ottica di riposizionamento dell'immagine della banca che di formazione dei nostri consulenti", ha commentato Antonio Marangi, amministratore delegato di Banca Consulia, "dimostra la centralità che riconosciamo ai valori della trasparenza e dell'operato nel pieno interesse della clientela". "La finanza comportamentale", ha aggiunto, "ricopre in questo senso un ruolo molto importante che ci permette di offrire un modello di servizio sempre più evoluto, nel solco di MiFID II, ma oltrepassando e approfondendo quelli che sono gli obblighi fissati dalla normativa".