DWS, cinque ragioni per investire negli emergenti

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Diversi sono i professionisti dell’industria dell’asset management che reputano il cambio di aspettative circa i tassi di interesse americani (al rialzo) come una delle principali cause della correzione avuta a cavallo tra febbraio e marzo 2018. Ciò, per Marco Ravagli, portfolio manager - Emerging Markets di DWS, ha “ovviamente” avuto un impatto negativo sui mercati emergenti.

Ma c’è dell’altro. In una recente intervista a Funds People, il gestore ha inoltre specificato come l’altra parte di volatilità sia data dalle notizie geopolitiche, come potenziali guerre commerciali tra Cina e USA e sanzioni commerciali sulla Russia, fattori quindi difficili da prevedere. “Tuttavia, al momento non abbiamo cambiato i nostri posizionamenti. Abbiamo provato ad effettuare delle simulazioni su quanto un’eventuale guerra commerciale tra USA e Cina potesse effettivamente impattare sui portafogli. Premesso che nel 90% delle possibilità non sarà una guerra commerciale vera e propria ma più di parole che di fatti, fino ad oggi, tutte le misure prese non hanno avuto un impatto significativo sull’economia. Anche se ci dovesse essere una trade war, di fatto, la Cina oggi è molto meno dipendente dalle esportazioni nei confronti degli USA rispetto al passato, essendo molto più orientata alla crescita interna della domanda. Conseguenze sui mercati emergenti sarebbero più che altro date dall’incertezza, ma a seguito della simulazione che abbiamo svolto l’impatto sugli utili dovrebbe essere abbastanza limitato”, spiega il fund manager.

Opportunità

In generale, dal team sono positivi sui mercati emergenti e lo conferma il fatto che, da quasi un anno, sono ormai overweight sull’area geografica, principalmente per cinque ragioni:

  • Lo scenario macro globale è positivo. “Si prevede infatti una crescita globale superiore alla media, e di solito ciò è propedeutico ad una buona performance dell’economia e dei mercati emergenti”.
  • Prevediamo una crescita dell’utile per il 2018 per i mercati emergenti di circa il 18%”. Dall’asset manager prevedono inoltre una contrazione dei multipli nell’anno in corso a causa dei tassi di interesse americani leggermente più alti. Di conseguenza, si aspettano una performance sui mercati emergenti di circa il 14%.
  • Le valutazioni sono ancora ragionevoli, soprattutto rispetto a quelle dei mercati sviluppati”.
  • “I flussi dei fondi sono ovviamente importanti per i mercati, ma soprattutto sono un buon indicatore del sentiment degli investitori, di come gli investitori internazionali vedono i mercati emergenti, e nel 2017 i flussi sono stati estremamente positivi”. A detta di Ravagli, l’anno in corso è iniziato altrettanto bene, e nei prossimi mesi ci si può aspettare un minimo di consolidamento a causa delle attuali incertezze geopolitiche, ma dal team prevedono che questo trend continui.
  • Gli investitori locali di questi Paesi stanno diventando sempre più importanti, soprattutto quelli cinesi e indiani, che hanno partecipato in maniera estremamente importante alla performance degli anni passati dei loro mercati, contrariamente a quanto lo fossero in precedenza, dove gli investitori internazionali lo erano decisamente di più”. Secondo l’esperto, ciò aiuta settori come le piccole-medie imprese per avere maggior accesso ai mercati e renderli quindi più trasparenti.

Il team di Ravagli è di tipo gobale nel vero senso della parola, con base in Hong Kong, Brasile, Corea del Sud e in India, composto in totale da 27 specialisti sull’emerging market equity (di cui dieci portfolio manager), dove ognuno di essi, oltre a gestire fondi specializzati, contribuiscono al portafoglio Deutsche Invest I Global Emerging Markets Equities (rating Blockbuster Funds People) con idee sui singoli titoli. “Il processo d’investimento è di tipo top-down, dove si parte quindi dall’allocazione per aree geografiche, Paesi, fino alla selezione dei singoli titoli. Quest’ultima è di competenza del suddetto team globale di analisti. L’asset allocation, e quindi la regional allocation, è decisa dal responsabile globale sulla base anche di quanto assunto dal CIO, che ogni tre mesi stabilisce con tutti i team gli obiettivi globali per tutte le asset class. Inoltre, c’è un tactical meeting mensile nel caso qualcosa nei mercati cambiasse. Quindi partiamo dal CIO, e come team prendiamo la view globale macro per i 12 mesi successivi. Da li scendiamo gradualmente verso la costruzione dei portafogli fino al singolo gestore, che è il responsabile delle scelte del singolo portafoglio”, spiega il manager. 

Il Blockbuster

A livello geografico, dall’asset manager sono overweight su Cina, India (anche se in realtà sono state temporaneamente ridotte le posizioni a causa del recente scandalo sul settore bancario) e Asia in generale. “Strutturalmente, abbiamo ridotto l’esposizione in Taiwan e Corea perchè abbiamo ritenuto opportuno diminuire il peso nel settore della tecnologia. Siamo neutrali in America Latina, con un overweight in Argentina e Brasile, mentre siamo underweight in Messico”. 

Per quanto concerne la regione EMEA, il team di DWS vede un sovrappeso in Russia successivamente diminuito in seguito alle ultime tensioni riguardanti la Siria e le nuove sanzioni commerciali. “Purtroppo siamo al momento neutrali sul Paese anche se crediamo che le condizioni macro siano tendenti al rialzo, ma tuttavia la situazione geopolitica non ci permette di esporci troppo”.

“A livello settoriale, siamo overweight sul consumer discretionary perché il settore incorpora alcuni titoli internet di nostro interesse. In generale, il sovrappeso maggiore è ancora sui titoli internet cinesi, anche se questo è stato leggermente ridotto”, conclude Ravagli.