Le Borse scommettono su un’accelerazione del lancio del quantitative easing

Cohete
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L’inflazione dell’Eurozona è scesa per la prima volta dall’ottobre del 2009 sotto lo zero, attestandosi a un -0,2%. L’ingresso ufficiale nella deflazione non fa altro che sottolineare l’urgenza di un prossimo quantitative easing.  I mercati, a questo punto, guardano alla riunione della BCE del prossimo 22 gennaio, in attesa di capire se Mario Draghi lancerà già in quella occasione il programma di acquisto di titoli anche di Stato. O se aspetterà marzo. Lo stesso governatore, in una delle lettere di risposta alle interrogazioni dei parlamentari europei, ha fatto espressamente riferimento alla possibilità di acquistare bond governativi nel caso in cui la BCE decida di rivedere e ampliare il suo piano di acquisti, già lanciato con le obbligazioni garantite e con i prestiti cartolarizzati delle imprese (ABS).

Nulla di particolarmente nuovo nelle sue parole, ma il richiamo diretto ai titoli di Stato ha comunque un effetto acceleratore sulle contrattazioni. Intanto l’euro continua a stringersi su un nuovo minimo, stavolta da quasi un decennio, a quota 1,1803 contro il dollaro. E alcuni analisti che avevano scommesso su un avvio degli acquisti di titoli pubblici e privati a marzo, a questo punto hanno cambiato idea e hanno fatto sapere che “il dato potrebbe aver aumentato il senso di urgenza del consiglio direttivo della BCE per una reazione immediata”. Insomma, il presidente della BCE, Mario Draghi, è tornato ad aprire all'ipotesi di un quantitative easing, ovvero ad una manovra di acquisto di Titoli di Stato - peraltro già utilizzata in questi anni dalla FED negli Stati Uniti - che permetterebbe ai Paesi più fragili dell'Eurozona di alleggerire il proprio debito pubblico.

L’indicazione, arrivata a due settimane dall’attesa riunione di Francoforte, è vista con favore dagli operatori che adesso la danno quasi certa, mentre ora la principale incognita è rappresentata dalle modalità del possibile intervento, ovvero chi acquisterà e cosa sarà comprato. Quali i vantaggi per l’Italia non è dato sapere. Sta di fatto che ieri il principale indice di Piazza Affari, il Ftse/Mib, ha chiuso la giornata con un +3,69%, mentre lo spread ha chiuso a 133 punti base.