Le Banche centrali creano una forte correlazione

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Antonio Cesarano

Il primo trimestre 2019 ha fatto prendere una boccata d’aria ai mercati.

Dopo un deludente 2018, quasi tutte le asset class piano piano sono riuscite a recuperare le perdite dello scorso anno. Ma cosa è cambiato in così poco tempo? Secondo Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte SIM, ciò che ha influenzato i mercati sono state le decisioni delle Banche centrali. “Quest’effetto si è potuto vedere nei primi tre mesi dell’anno”, spiega. “Oggi le Banche centrali creano una forte correlazione. Questo può essere considerato un bene fino a che non viene ridotta la liquidità sui mercati”.

Lo scorso anno è stato un esempio: l’aumento dei tassi della FED ha portato una contrazione della crescita economica globale. “Questa dipendenza così forte del mercato dalle Banche centrali determina dei temporanei cortocircuiti. La paura degli investitori di una riduzione della liquidità è molto più alta di un tempo. La ragione è da ricercare nei precedenti dieci anni di politiche accomodanti ordinarie e straordinarie che hanno invaso il mercato di moneta”, spiega Cesarano.

Nell’ultimo trimestre è cambiato l’atteggiamento della Banca centrale americana, che è diventato più dovish. “Sebbene la crescita si fosse leggermente rallentata, il contesto macro non giustificherebbe il comportamento della FED, soprattutto in tema di stop al calo del bilancio da ottobre. Più verosimilmente le decisioni della Fed si giustificano in ottica preventiva, al fine cioè di prevenire effetti marcati sulla crescita derivanti, ad esempio, da eventuali tensioni nel mondo delle obbligazioni corporate BBB USA”.

Cosa succederà nel secondo trimestre?

I bassi tassi d’interesse portano un vantaggio un po’ a tutti gli asset, ma il timore degli investitori è motivato dalla velocità di discesa del mercato: è un po’ come la pioggia quando parliamo di agricoltura. La pioggia è necessaria per far crescere le piante, ma troppa in poco tempo può distruggere il raccolto”, fa notare lo strategist.

“Il gestore dovrebbe viaggiare con delle sacche di liquidità più elevate se non è disposto ad accettare fasi di turbolenza più violente”. Le stesse banche hanno un cuscinetto di liquidità elevata per far fronte a un’eventuale fase più debole dei mercati.  “Lo stesso Powell ha motivato lo stop al calo del bilancio con la necessità di frenare il contestuale calo delle riserve in eccesso che le banche depositano presso la Fed”.

Altro tema importante è il diverso contesto di mercato, dove la presenza di sistemi algoritmici è in crescente aumento soprattutto negli Usa, con la conseguenza spesso di amplificare gli andamenti di mercato caratterizzati da eccessi molto più accentuati e profondi (si veda il caso dell’ultimo trimestre 2018) rispetto al passato”, conclude Cesarano.