La rotta della gestione indipendente in Italia

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Funds People

Davide e Golia. Numeri alla mano, è questo il paragone che verrebbe da fare confrontando le dimensioni delle società di gestione indipendenti con quelle delle entità che appartengono a grandi gruppi bancari in Italia. Stando ai dati Assogestioni al 31 maggio 2018, i gruppi di diritto italiano gestiscono circa 1.156 miliardi di asset, di cui solo 171 miliardi sono riconducibili a entità indipendenti. Se si guarda ai fondi aperti, invece, la fetta amministrata da queste ultime è di 143 miliardi su un patrimonio di poco più di 500 miliardi. 

Nonostante l'evidente divario, tuttavia, va sottolineato che negli ultimi dieci anni gli indipendenti hanno registrato un trend di crescita costante nei patrimoni in fondi aperti rispetto ai gruppi bancari, e la loro quota di mercato è più che raddoppiata, passando dal 13,9% al 28,7%.   Se si guarda, poi, alla tipologia di prodotti, le società indipendenti sembrano puntare più sui fondi flessibili, bilanciati ed hedge rispetto alle entità bancarie, la cui offerta verte soprattutto su obbligazionari, azionari e flessibili. 

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Dimensioni contenute possono di certo rappresentare un ostacolo all’evoluzione del business delle entità indipendenti nonché al loro riconoscimento dentro e fuori dai confini nazionali (il che spiega in parte gli accordi di partnership e acquisizioni che molte società hanno portato a termine con gruppi più grandi o altre SGR). Ma queste realtà hanno dalla loro degli elementi su cui far leva per potersi distinguere in un panorama dove le banche continuano a farla da padrone ma le esigenze della clientela sono sempre più specifiche, complice il contesto di mercato e normativo in piena evoluzione. 

 

Stato dell’arte

Numeri a parte, a che punto è la gestione indipendente in Italia? “Tolti due o tre nomi di eccellenza, a nostro avviso non esiste”, commenta senza mezzi termini Matteo Serio, socio e direttore commerciale di AcomeA SGR. “Gli asset sono storicamente concentrati in poche, grandi SGR di emanazione bancaria, sul mercato del lavoro la domanda di gestori è strutturalmente bassa per le caratteristiche di scalabilità di questo business e, inoltre, le modalità di accesso alla raccolta passa per accordi con le banche, da sempre poco propense a scegliere case di gestione giovani e ‘sconosciute’”. Per l’esperto della SGR non c’è dubbio, il futuro della gestione indipendente è in mano alla distribuzione. “Se continuerà l’interesse per andare oltre i grandi nomi nazionali e stranieri, le prospettive saranno ottime”, conclude.

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Concorda Amir Kuhdari, head of sales asset management di Kairos, secondo cui “nel nostro Paese la distribuzione preferisce trattare con le controparti estere. È un fattore culturale”. A detta del responsabile sono diversi i motivi che ostacolano lo sviluppo della gestione indipendente. Oltre alla natura bancocentrica del sistema italiano, Kuhdari sottolinea che “esportare all’estero l’expertise dell’asset management targato Italia è estremamente complicato perché non godiamo ancora di un riconoscimento internazionale come succede in altri Paesi, la Francia, ad esempio, le cui boutique esportano in tutto il mondo. In questo senso, appartenere a un gruppo estero (lo scorso gennaio Julius Baer ha portato al 100% la sua partecipazione in Kairos, ndr) ci consente di presentarci a nostra volta come casa internazionale e non solo locale. Il made in Italy va bene per la moda, nel food e in tanti altri settori ma non nella finanza, purtroppo”. 

 

Nuove realtà

Il settore dell’asset management sta vivendo da tempo una fase di trasformazione a livello globale. In Italia, Ersel e Banca Albertini SYZ hanno firmato un accordo che porterà il gruppo dei Giubergia a rilevare il 64,3% della casa milanese oggi in mano al gruppo svizzero SYZ; Aletti Gestielle SGR è entrata a far parte del gruppo Anima, che a sua volta ha rafforzato la partnership già in atto con Poste italiane per la gestione di attivi sottostanti a prodotti assicurativi di ramo I per oltre 70 miliardi di euro e la gestione in delega di alcuni fondi comuni e i sottostanti di alcune polizze di ramo III collocati da Poste; Azimut, a sua volta, ha annunciato l’acquisizione di Sofia GP SGR mentre Kairos, come già detto, è diventata a tutti gli effetti una società del gruppo Julius Baer (operazione che, assicurano dalla SGR, non ha inficiato in alcun modo la sua indipendenza).

“Un consolidamento tra indipendenti sta sicuramente avvenendo nel private banking in Italia e può essere d’esempio anche nel risparmio gestito dove, però, le opportunità sono potenzialmente minori”, commenta Andrea Rotti, direttore commerciale gestioni patrimoniali di Ersel. 

 

Scenari futuri

Come riusciranno le SGR indipendenti a competere in uno scenario caratterizzato da margini in riduzione e costi in aumento per effetto di MiFID II? La risposta degli esperti è unanime: “Continuando a concentrarsi sui segmenti di mercato dove riescono a generare valore e a lavorare sempre meglio sulle loro expertise storiche”, commenta Kuhdari. Per l’esperto di Kairos, nel medio periodo le realtà indipendenti potranno giovare del contesto di razionalizzazione delle gamme nel quale “i distributori sfoltiranno ‘l’abbuffata di ISIN’ per selezionare le realtà non solo per il loro brand ma anche e soprattutto per la qualità delle soluzioni che offrono”. “Non potendo coprire tutta la gamma produttiva delle varie asset class si è obbligati a coltivare le eccellenze interne, specializzandosi su specifiche strategie gestionali, e a ricercare costantemente le migliori competenze esterne nella selezione delle collaborazioni con terzi”, aggiunge Rotti. 

Alla luce delle nuove disposizioni burocratiche e regolamentari, le SGR indipendenti potrebbero soffrire per problemi di dimensione. L'ipotesi delle fusioni è un'alternativa auspicabile a condizione che consenta di comprimere i costi e permetta ai singoli attori di approfondire le proprie specializzazioni in modo sinergico e complementare", commenta Maurizio Vitolo, AD di Consultinvest SGR.

Per Stefano Bestetti, director di Hedge Invest SGR, saranno due le variabili a guidare il processo di rafforzamento degli indipendenti: “Da un lato, le reti di distribuzione più evolute cercheranno di puntare con il servizio di consulenza su asset manager indipendenti e specializzati e dall’altro, le operazioni straordinarie potranno mettere insieme soggetti con DNA simile per raggiungere livelli di masse in gestione tali da superare il break event point che i numerosi obblighi normativi hanno portato verso l’alto”. 

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