La ripresa dell’economia russa

Andrey, Flickr, Creative Commons
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La Russia è uno dei Paesi che ha beneficiato maggiormente della vittoria di Donald Trump alle elezioni americane, considerando che il neo presidente degli Stati Uniti si è già espresso a favore di un’apertura diplomatica nei confronti della Russia. Dalle elezioni Usa, il Micex russo ha guadagnato il 9.8% e il rublo si è apprezzato di circa l'8.6%. L'inflazione e' scesa a 5,1% a gennaio 2017, un livello storicamente basso per la Russia post-sovietica. Tra gli obiettivi della Banca centrale russa nel 2017, possiamo individuare 2 priorità: raggiungere il target di inflazione del 4% e proseguire con il piano di risanamento del settore bancario.

Il 3 febbraio 2017, la Banca centrale russa ha lasciato invariato il tasso di interesse di riferimento al 10%. L’elevato tasso di interesse di riferimento è dovuto alle pressioni finanziarie che hanno colpito la Russia sul finire del 2014, in particolare per le sanzioni economiche imposte alla Russia per la crisi in Ucraina e per il crollo del prezzo del petrolio. Le probabilità di un taglio dei tassi di interesse nella prima metà del 2017 è poco probabile a causa delle condizioni di incertezza economica e politica a livello globale. La Banca centrale russa ha deciso di mantenere invariata la propria politica monetaria, che continuerà ad essere relativamente restrittiva.

L'economia russa, dopo due anni di recessione, lo scorso anno ha recuperato velocemente rispetto a quanto previsto dalla Banca centrale russa, soprattutto grazie alla ripresa del prezzo del petrolio. I primi segnali di ripresa si sono intravisti nell’ultimo trimestre del 2016 e per il 2017 la crescita economica potrebbe superare l’1% del PIL. Il biennio di recessione che ha colpito la Russia si è rivelato meno grave del previsto: il 2016 si è chiuso con una contrazione del PIL dello 0.2%, risultato meno negativo rispetto alle stime del governo russo, che aveva previsto una contrazione dello 0.6%. Durante il bienno di recessione, il potere di acquisto delle famiglie è calato del 9%, così come le vendite al dettaglio che sono diminuite del 15.2%. Secondo la Banca centrale russa, la ripresa della crescita porterà ad un incremento dei salari reali e dei consumi, alimentando così la crescita della produzione di beni e servizi.

Il rublo, sulla scia dell’andamento del corso del petrolio, si è apprezzato del 15% nei confronti del dollaro nel 2016, passando da un cambio di 72.5 di inizio 2016, ai 61.53 del 30/12. A seguito del rimbalzo del rublo, la Banca centrale russa, dal 7 febbraio al 6 marzo, spenderà più di 113 miliardi di rubli per acquistare valuta estera sul mercato interno al fine di svalutare la moneta locale. L’obiettivo principale di questa manovra è quello di assicurare la capacità di spesa del governo attraverso la svalutazione del rublo.

Il Micex russo, insieme al Bovespa brasiliano, si è rivelato tra i migliori indici del 2016, chiudendo con un rialzo del 27%. Questa performance è stata sostenuta principalmente dalla ripresa dei prezzi delle materie prime, in particolare del petrolio. I segnali per il 2017 sono incoraggianti, il corso delle materie prime continua a consolidarsi e l’inflazione è diminuita notevolmente rispetto ai livelli del 2015. Il governo russo ha rivisto le stime sul PIL per il 2017, che sono passate da -0.6% a +0.5%. Questo scenario dovrebbe permettere alla Banca centrale russa di adottare una politica monetaria più accomodante. In Russia quest’anno sarà importante rilanciare la crescita demografica, i consumi e gli investimenti nel Paese. L’apertura diplomatica di Trump nei confronti della Russia, così come la nomina di personaggi filo-russi in ruoli chiave della sua amministrazione, potrebbe essere determinante per la sospensione o per un significativo alleggerimento delle sanzioni.

La Russia presenta fondamentali economici migliori rispetto agli altri mercati emergenti. Le prospettive per l’equity sono positive: le azioni scambiano su multipli pari a 6-7 volte gli utili attesi e il calo dell’inflazione non è ancora riflesso nei prezzi delle azioni. Anche i titoli obbligazionari in valuta locale dovrebbero garantire buone performance.