La ripresa del peso messicano dopo le difficoltà post insediamento Trump

Scott Robinson, Flickr, Creative Commons
Scott Robinson, Flickr, Creative Commons

Il forte crash del peso messicano, dopo che Donald Trump è stato eletto presidente degli Stati Uniti, non è stato una sorpresa, vista l’intensità della sua campagna elettorale anti-immigrazione e contro gli scambi commerciali internazionali. Quello che in pochi avrebbero potuto prevedere è stato il passaggio della valuta messicana da peggior moneta in termini di performance, dopo la sua vittoria, alla migliore dopo l’insediamento dello stesso alla Casa Bianca. Dal giorno precedente al suo giuramento infatti, il peso messicano è salito del 10% in più, il doppio rispetto alla seconda migliore valuta principale.

Il rimbalzo è stato inizialmente a livello tecnico, dove i trader si erano accorti di un’eccessiva reazione dopo i risultati delle urne, cominciando quindi a ridurre le loro puntate su ulteriori riduzioni. In seguito la banca centrale ha segnalato la sua disponibilità nel vendere miliardi di dollari in operazioni hedge su valute straniere per sostenere la moneta. Tuttavia, più recentemente, il driver è stato l’amministrazione Trump stessa, e in particolare i commenti del Segretario del Tesoro Steven Mnuchin, in cui ha delineato una visione per il commercio internazionale che avrebbe reso vincitori entrambi gli Stati Uniti e il Messico.

La volatilità implicita del peso vista nel mese, una misura delle aspettative dei trader per le oscillazioni di prezzo, è scesa di oltre il 20% dall’insediamento, registrando la variazione maggiore tra le principali valute. Il peso è scivolato quindi dello 0,2% lo scorso martedì, a 19,96 per dollaro. Il 23 febbraio, i commenti di Mnuchin, volti ad attenuare le ostilità tra i due Paesi, sono stati visti come positivi per la view di breve termine del Messico. Lunedì 27 febbraio, gli osservatori della moneta messicana hanno ricordato che non vi è ancora nessuna tensione tra i Paesi. L’ex Ministro delle Finanze messicano Gerardo Rodriguez, ha fatto sapere che il suo Paese uscirà dalle trattative per la rinegoziazione della Nafta se gli Stati Uniti insisteranno con i dazi su tutti i prodotti provenienti dal sud del confine statunitense, rifiutandosi quindi anche di discutere sul tipo di tariffe da tempo proposte da Trump. Il ministro messicano dell’Economia Ildefonso Guajardo, sta spostando infatti la pressione sui negoziatori statunitensi, cercando di strappare loro, nel modo più efficace possibile, un patto ventitrennale.

La sensazione è che più tempo impiega l’amministrazione Trump ad agire con fermezza sulle esportazioni messicane, meglio è per il peso. Sembra infatti che più passi il tempo, senza che nulla succeda, e più aumenta la probabilità di uno scenario in cui le questioni commerciali saranno regolate in modo più compromettente, piuttosto che attraverso azioni unilaterali aggressive.