La prudenza porta i bilanciati a livello record

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Il timore che aleggia sui mercati e nella psicologia degli investitori quando si trovano a fare una scelta di investimento porta in cima alle preferenze i fondi bilanciati e fa registrare deflussi ai fondi azionari che invece, in termini di performance, sono di certo i più interessanti in questa fase. Sta di fatto, in altre parole, che la forte domanda di strumenti prudenti ha alimentato la raccolta complessiva dei bilanciati dei quali il comparto numero uno, ancora una volta, è stato l’M&G Optimal Income. A dirlo è l’ultimo Fund Flow Report di Morningstar che mostra come il segmento abbia segnato un trimestre di grande crescita in termini di asset. I migliori del mese sono stati i bilanciati con una raccolta record pari a 12,5 miliardi di euro, il livello più alto mai raggiunto prima (almeno da quando Morningstar ha iniziato a calcolare i flussi nel 2007). Primato mensile (da maggio 2013) anche per il reddito fisso che ha visto flussi per 18,5 miliardi di euro.

L’M&G Optimal Income (27 mld di euro in aum) è il fondo numero uno primo da inizio anno in termini di raccolta in Europa, con circa 4 miliardi di euro. Da dove arriva il successo del fondo? Risponde Matteo Astolfi, director di M&G Investments Italia: “È legato a due fattori: alle ottime performance continuative da almeno sei anni e alla flessibilità. A seconda dei casi questo comparto è un obbligazionario flessibile o un bilanciato prudente e il gestore, Richard Woolnough, ha dimostrato negli ultimi anni di saperlo sfruttare al meglio, riuscendo a tenere sotto controllo la volatilità, che è molto bassa”.

Oggi siamo al massimo del differenziale di rendimento tra il treasury americano e il bund tedesco (si veda grafico) dal 2006 a oggi. Il bund a cinque anni oggi rende lo 0,3%, il titolo del tesoro Usa a cinque anni rende l’1,8 e quindi il differenziale di rendimento è dell’1,5%. Premesso che nel periodo tra settembre e ottobre l’asset allocation potrebbe anche cambiare in funzione di scenari diversi, “oggi crediamo che in America i tassi di mercato si siano già rialzati in vista della fine del tapering e dei prossimi rialzi della Fed. L’1,8% è già discretamente alto mentre crediamo che sia molto basso lo 0,3%. Il gestore del fondo ritiene che i rendimenti sul bund siano troppo bassi e quindi se ne sta completamente fuori. Tanto che al momento non ha esposizione ai tassi euro sul bund. Preferisce Uk e Usa”, precisa Astolfi. In Inghilterra e Usa il mercato ha già cominciato a scontare un rialzo dei tassi e oggi ci sono rendimenti più interessanti sulla curva in dollari.

Qual è dunque il posizionamento del fondo attuale? Aggiunge l’esperto: “il 25% è fatto da governativi Usa e Uk per un rischio di tasso complessivo di 3,6 anni (duration) che è sottopeso rispetto a una media che noi stimiamo intorno a 5,5 (una parte dei titoli di stato sono dati come collaterale dei cds). Sono state quasi azzerate le azioni (sono il 3%, erano il 12% a fine 2013) perché negli ultimi sei mesi sono salite, oggi siamo vicini ai massimi storici e il fondo bilanciato prudente quanto più i prezzi delle azioni salgono, tanto più ci vede veditori. La parte investment grade è aumentata e oggi è circa 55% (a fine 2013 era il 45%) e c’è un 25% di high yield a metà tra Europa e Stati Uniti.

In termini di rendimento a scadenza del portafoglio del fondo oggi siamo all’1,7%”. In altre parole, da qui in avanti sarà difficile continuare ad avere i rendimenti del passato. Infine una novità, ovvero che il gestore per la prima volta sta monitorando i bond dei mercati emergenti. Conclude Astolfi: “Non è escluso che possa prendere in considerazione la cosa se trovasse alcune emissioni obbligazionarie interessanti in ottica di ricerca dell’extra rendimento”.