MiFID II frammenta il mercato unico secondo l'organo consultivo dell'UE

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Toshihiro Oimatsu, Flickr, creative commons

"Il Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE) ritiene che MiFID II comporti, insieme a una serie di vantaggi, varie insicurezze, conseguentemente alle quali, paradossalmente, ha causato una maggiore frammentazione del mercato unico e maggiori differenze tra i Paesi all'interno dell'UE". In questi termini, il CESE apprezza l'impatto che l'attuale direttiva sui mercati degli strumenti finanziari ha nell’ambito della distribuzione transfrontaliera dei fondi di investimento.

Questo organo consultivo dell'UE ha appena pubblicato il suo parere sulla proposta della Commissione di incoraggiare la distribuzione transfrontaliera di fondi nell'UE. Il parere, che è stato pubblicato mercoledì 10 ottobre nella GUUE, è chiaramente favorevole alla proposta della Commissione e offre anche suggerimenti per il Legislatore europeo su alcuni approfondimenti in questo ambito.

Secondo il CESE, "dovrebbe essere specificato chiaramente che la distribuzione dei fondi riguardi solo gli UCITS o AIFM (per fondi propri, fondi gestiti e fondi di terzi), nei casi in cui la società di gestione non abbia bisogno di una ‘licenza MiFID II’". Secondo l'opinione di questo organo consultivo, "l'esperienza reale dimostra che le disposizioni sugli UCITS e sugli AIFM offrono un quadro normativo molto solido per i fondi di investimento", mentre con MiFID II è aperta la possibilità per i Legislatori nazionali di adottare approcci diversi.

Oltre a MiFID II, il CESE individua come principali ostacoli alla distribuzione transfrontaliera di fondi gli stessi che la Commissione europea ha indicato a marzo nella sua proposta di incentivare tale distribuzione nell’ambito di un intero pacchetto di misure per lo sviluppo dei mercati di capitale. Tra gli ostacoli ricordiamo i requisiti richiesti per la commercializzazione, imposte regolatorie, procedure di notifica e requisiti amministrativi a livello nazionale. Tuttavia, a differenza della Commissione, ritiene anche che "le principali ragioni alla base degli ostacoli esistenti non si trovino negli attuali regolamenti e direttive ma, soprattutto, nella mancanza di linee guida e istruzioni dettagliate da parte dell'ESMA, per cui ogni giurisdizione nazionale abbia regole diverse".

I pilastri della nuova distribuzione transfrontaliera

Le modifiche proposte dalla Commissione nel marzo 2018 per rafforzare la distribuzione transfrontaliera dei fondi comuni di investimento incidono, in breve, sulle regole di commercializzazione, sulle comunicazioni pubblicitarie, sulla diffusione delle norme nazionali per la distribuzione, la diffusione e il calcolo delle imposte e il concetto di pre-commercializzazione, che non è uniforme e nemmeno attualmente consentito in tutti gli Stati dell'UE.

Ad esempio, si propone che ai gestori non venga imposta la loro presenza fisica negli Stati in cui si intende commercializzare i fondi, dato che i servizi che si devono offrire in quei territori (sottoscrizioni, rimborsi, pagamenti, invio di informazioni...) si possono prestare anche in via telematica. Per quanto riguarda il marketing, esso avrà requisiti comuni in tutta l'UE, sebbene ciascuno Stato possa scegliere se obbligare o meno la sua notifica sistematica alle autorità per verificarne la conformità alla legge, ciò comunque non costituirà una condizione preliminare per la commercializzazione. Per quanto riguarda le imposte alle autorità competenti di ciascuno Stato, devono essere proporzionali ai loro compiti di supervisione.

La proposta della Commissione si è concretizzata in una proposta di direttiva per modificare sia la direttiva UCITS che AIFM per quanto riguarda la distribuzione transfrontaliera, e una proposta di regolamento per facilitarne la commercializzazione. Il recente parere del CESE è un altro passo nel trattamento di queste iniziative che sono in una fase ancora primordiale, poiché non hanno ancora raggiunto il parlamento. In caso di esito positivo, l'ESMA trasmetterà un buon carico di lavoro su tre fronti. Da un lato, compilerà e pubblicherà sul proprio sito web tutti i regolamenti nazionali a cui ogni Stato membro fa riferimento in materia di marketing (questa informazione deve figurare anche sui siti web delle autorità nazionali). D'altra parte, avrà un registro sia di UCITS che di AIFM. Senza dubbio, la sfida più ambiziosa che la Commissione propone all'ESMA è quella di pubblicare e mantenere online una banca dati centrale interattiva con tutte le imposte o gli oneri percepiti dalle autorità nazionali o con i metodi utilizzati per il loro calcolo. Questo strumento dovrebbe consentire agli utenti di effettuare calcoli online di ciò che dovranno pagare in uno o in un altro Stato.

Inoltre, secondo il recente parere del CESE, la maggior parte delle proposte ora affrontate "dovrebbe essere accompagnata da istruzioni dettagliate ed esplicative dell'ESMA e la proposta di un nuovo regolamento dovrebbe servire solo come quadro generale per garantire un approccio uniforme dei regolamenti". E tutto per raggiungere l'armonizzazione ed evitare quello che il CESE chiama in modo molto descrittivo ‘l'inventiva nazionale’. Inventiva che sembra essere favorita sia dalla MiFID II che dalla mancanza di linee guida ESMA.