La macchina PIR si è inceppata. Ci penserà il Governo a sbloccarla?

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Bill Oxford, Unsplash

Non si arresta il salasso dei Piani individuali di risparmio. A confermarlo ancora una volta è l’elaborazione trimestrale di Assogestioni che fotografa lo stato di salute del settore del risparmio gestito in Italia. Da giugno a settembre, infatti, i PIR hanno registrato richieste di rimborso per 354 milioni di euro, 717 da inizio anno. Un quadro simile a quello del trimestre precedente, quando i riscatti erano stati pari a 361 milioni. Il patrimonio è rimasto stabile a quota 18,5 miliardi, ma i prodotti sul mercato sono passati da 71 a 69.

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“In termini di AuM il leader dei PIR rimane Banca Mediolanum con una market share del 22%, davanti al gruppo Intesa Sanpaolo (20%), Amundi (16%), Arca (11%) e Anima (8%)”, commenta Luigi de Bellis, co-responsabile Ufficio studi Equita. Per quanto riguarda le singole categorie, non si registrano variazioni significative rispetto a fine giugno: i prodotti bilanciati mantengono un’incidenza sul totale AuM del 45%, gli azionari del 27% e i flessibili del 27%.

La macchina dei PIR ha iniziato a incepparsi con l’introduzione delle nuove regole previste dalla Legge di bilancio 2019, approvata dal Governo Lega-M5S, che ha paralizzato per mesi il mercato, in attesa del decreto attuativo sulla nuova normativa, che ha a sua volta ha introdotto l’obbligo per i PIR di investire il 3,5% sull’Aim e il 3,5% in venture capital. “L’andamento della raccolta YTD mostra come le modifiche apportate alla normativa sui Piani individuali di risparmio hanno di fatto bloccato questo strumento”, sottolinea de Bellis. “Secondo la stampa sono in discussione diversi emendamenti alla manovra che potrebbero vedere eliminati i vincoli che di fatto hanno bloccato il prodotto da quasi un anno.

Effettivamente, tra le proposte di modifica di PD e Italia Viva rientrerebbe l’ipotesi, auspicata peraltro dalla maggior parte degli esperti del settore, di tornare alle regole passate, abolire le modifiche introdotte con la Legge di bilancio 2019 oppure raddoppiare le soglie d’investimento che passerebbero da 30mila a 60mila euro nel limite massimo di 300mila rispetto ai 150mila euro fissati dalla manovra 2017 istitutiva dei PIR.